Il 9 novembre del 1970 il Presidente francese George Pompidou apparse in tv annunciando ai suoi concittadini e al mondo intero la morte di Charles de Gaulle. ‘La Francia è vedova’ disse Pompidou durante il suo discorso, ma si potrebbe affermare che quel giorno la nazione perse quel non solo l’uomo più fedele, ma uno dei suoi figli più illustri e il padre della Francia moderna. Il Generale diede prova di questa sua eterna e incondizionata devozione dedicando la propria vita al servizio della Francia da soldato e da uomo delle istituzioni, due ruoli che de Gaulle seppe conciliare mostrando allo stesso tempo l’audacia del militare e la lungimiranza dello statista. Lui stesso non si vedeva come un politico nel senso stretto del termine, nonostante avesse fondato un partito, Rassemblement du peuple français (RPF), e partecipato attivamente alla vita politica del paese. De Gaulle si considerava come un umile servitore della patria, con un solo leitmotiv e cioè che l’ideale della
Grandeur della Francia. Furono proprio queste sue doti a far sì che la sua figura venisse apprezzata e ammirata da tutti i francesi, anche da coloro i quali non condividevano la sua stessa visione del paese, ieri come oggi.
In occasione del 50esimo anniversario della scomparsa di Charles de Gaulle, il cinema e la tv francese hanno reso omaggio alla figura del Generale attraverso un film apparso nelle sale lo scorso 4 marzo, dal titolo De Gaulle, e la serie targata FranceTV De Gaulle, l’éclat et le secret, composta da 6 episodi il primo dei quali andato in onda lo scorso 2 novembre, già interamente disponibile online sul sito dell’emittente francese. Quest’ultima ha riscontrato un ottimo successo presso gli spettatori e la critica. La narrazione si basa sugli eventi vissuti da de Gaulle, a partire dalla fuga a Londra nel giugno del 1940, passando per la Liberazione della Francia dall’invasione nazista nel 1944 e dall’uscita di scena del Generale nel 1946 seguita dal suo ritorno nel 1958 durante la guerra d’Algeria, con la seguente elezione alla Presidenza della Repubblica francese nello stesso anno e con la riconferma nel 1965, le manifestazioni del 1968 e le sue dimissioni dalla carica avvenute nel 1969, seguite dal ritiro presso la sua dimora di Colombey-les-Deux-Eglises dove morì l’anno successivo. La serie viene arricchita dal ruolo di primo piano dato alla famiglia del Generale de Gaulle, in modo particolare alla moglie Yvonne, mostrando il lato prettamente umano del soggetto che aiuta ad apprezzarne ancora di più l’uomo. La loro fu una coppia fortemente unita, anche e soprattutto nei periodi più bui come la fuga a Londra, la perdita della loro figlia Anne e l’attentato del 1962 in cui scamparono miracolosamente alla morte.
Una parte importante della serie è dedicata alla narrazione del rapporto tra de Gaulle e Winston Churchill, caratterizzato da diversi scontri, dovuti alla volontà ferrea del Generale di garantire l’indipendenza della Francia da qualsiasi forma di amministrazione straniera una volta avvenuta la Liberazione. Fu proprio per questo motivo che subito dopo lo sbarco in Normandia de Gaulle si recò nel quartier generale di Eisenhower chiedendogli di sostenere l’offensiva delle forze francesi libere su Parigi. L'allora Comandante Supremo delle Forze Alleate (che in seguito divenne Presidente degli Stati Uniti) diede il suo appoggio, contravvenendo agli ordini che gli erano stati imposti, riconoscendo il fatto che lo sbarco non sarebbe mai avvenuto senza l’aiuto della Resistenza francese.
Una volta entrato nella Parigi liberata, de Gaulle tornò nello studio che aveva occupato 4 anni prima al Ministero della Difesa. Il messaggio era chiaro: la Repubblica non aveva mai cessato di esistere e lui ne era la prova, l’esperienza di Vichy era stata solo una piccola interruzione della sovranità del popolo francese.
Charles de Gaulle guidò il Governo provvisorio di unità nazionale, che lui stesso creò, dalla Liberazione fino agli inizi del 1946 quando si dimise dall’incarico. Il Generale riconobbe di aver raggiunto i suoi obiettivi e cioè liberare la Francia e riattivare il processo democratico. Era arrivato il momento di lasciare ai partiti politici il compito di guidare la Francia.
Il Generale si ritirò nella residenza di Colombey-les-Deux-Eglises dedicandosi alla stesura delle sue Memorie. Nel 1948 un evento tragico colpì la famiglia de Gaulle: la figlia Anne, già affetta da sindrome di Down, morì all’età di 20 anni e il dolore di questa perdita accompagnerà il Generale per il resto della vita.
Fu solo nel giugno del 1958 che de Gaulle tornò alla ribalta: in piena crisi della guerra d’Algeria, l’allora Presidente della Repubblica René Coty fece appello “al più illustre dei francesi”; Charles de Gaulle venne nominato Presidente del Consiglio vedendosi affidati i pieni poteri per redigere una nuova costituzione e gestire la crisi algerina. De Gaulle comprese prima di altri che il tempo del colonialismo stesse giungendo alla fine e dunque avviò un processo che accompagnò l’Algeria verso l’indipendenza. La costituzione da lui redatta prevedeva una netta distinzione dei poteri, rendendo più forte l’esecutivo. Il progetto costituzionale venne approvato con all’incirca l’80% dei consensi, un vero e proprio successo. Nel dicembre dello stesso anno de Gaulle venne eletto Presidente della Repubblica da un collegio di grandi elettori.
Durante il suo mandato si dedicò con forza alla risoluzione della questione algerina. Nel 1962 si giunse agli accordi di Evian, i quali prevedevano l’indipendenza dell’Algeria, sanciti da un referendum approvato sia in Francia che in Algeria. Ciò causò la delusione di diversi pieds noir (piedi neri, appellativo riservato ai francesi d’Algeria) che formarono dei movimenti estremisti responsabili di un tentativo di colpo di stato in Algeria e dell’attentato avvenuto nello stesso anno, in cui de Gaulle e la moglie uscirono illesi da una scarica di 150 proiettili indirizzati all’auto su cui viaggiavano. Le elezioni presidenziali del 1965 rappresentarono un evento fondamentale per la storia della Francia e di de Gaulle, che sembrarono ancora una volta legate tra loro. Per la prima volta l’elezione del Presidente della Repubblica sarebbe avvenuta per suffragio universale diretto. Questa novità venne introdotta tramite referendum nel 1962 su proposta di de Gaulle, ma l’idea aveva radici più lontane; fu lui che per primo avanzò l’idea subito dopo la Liberazione avvenuta 18 anni prima. Era dunque un appuntamento con la Storia a cui Charles de Gaulle non volle rinunciare, nonostante l’età e le richieste della moglie a desistere. De Gaulle scelse un profilo basso durante la campagna elettorale, ritenendo quasi ridicolo il fatto di doversi presentare davanti le telecamere per parlare di sé, contrariamente a ciò che invece gli suggerivano i suoi consiglieri. Nel primo turno nessun candidato ottenne la vittoria e dunque si andò al ballottaggio tra Charles de Gaulle e François Mitterand.
Il Presidente in carica ne fu risentito e si sentì ferito nell’orgoglio per il fatto di non aver vinto al primo turno. Una reazione che destò ancora più preoccupazione nel suo entourage quando de Gaulle fece capire che stesse pensando a ritirarsi dalla corsa. Tuttavia de Gaulle ritornò sui suoi passi e stavolta decise di dare ascolto ai suoi consiglieri. Bastò infatti un’intervista trasmessa in tv per ricordare al popolo francese chi era, cosa avesse fatto per la Francia ma soprattutto cosa intendeva fare per l’avvenire della nazione. La scelta si rivelò azzeccata e al secondo turno de Gaulle riportò la vittoria con il 54% dei consensi. Nelle intenzioni del Generale non vi era tuttavia l’idea di concludere questo secondo mandato. Come promesso alla moglie Yvonne, si sarebbe ritirato al compimento degli 80 anni.
Le proteste e i disordini del maggio del 1968 scossero profondamente la società francese, mettendone in discussione l’assetto politico. De Gaulle, dopo un iniziale momento di incertezza, seguì il consiglio dell’allora Primo Ministro Pompidou: il 30 maggio sciolse il Parlamento indicendo nuove elezioni legislative e lo stesso giorno a Parigi vi fu una manifestazione a suo sostegno che restò nella storia: si stima che all'incirca un milione di francesi scesero per le strade della capitale a sostegno del presidente e in risposta alle precedenti dimostrazioni degli studenti e dei movimenti di sinistra. Le forze presidenziali ottennero una maggioranza schiacciante alle elezioni e ciò rafforzò ancora di più de Gaulle ma soprattutto mise fine ai disordini.
Nel 1969 de Gaulle propose un progetto di regionalizzazione e di riforma del Senato da approvare tramite referendum, chiarendo sin dall’inizio che la sua permanenza all’Eliseo era legata all’esito della consultazione. Conscio del fatto che il referendum avrebbe avuto esito negativo, lasciò la dimora presidenziale per tornare a Colombey-les-Deux-Eglises la sera prima del voto. Il 27 aprile, a seguito del risultato del referendum (52% contrari) de Gaulle formalizzò le sue dimissioni. Da allora non apparse mai più in pubblico, rifiutando ogni privilegio riservato agli ex-presidenti. Tornò a dedicarsi alle sue Memorie fino alla sua morte avvenuta l’anno successivo. Erano passati 30 anni da quella sera di giugno in cui Charles de Gaulle entrò per la prima volta nel cuore dei francesi con il discorso trasmesso da Radio Londra, un capitolo della storia nazionale vedeva il suo epilogo. La Francia perdeva un servitore fedele e instancabile, un uomo che durante la Seconda Guerra Mondiale non accettò nessun compromesso che potesse minare la libertà e l’indipendenza della Repubblica e che nel dopoguerra diede un contributo fondamentale alla ricostruzione politico-economica-sociale del paese. De Gaulle ebbe il merito di incarnare quel sentimento di Grandeur a cui il popolo francese aspirava, tracciandone il cammino senza nessun fine politico, ma con la dedizione, il coraggio e l’umiltà dei grandi la cui immagine è destinata a rimanere impressa nella memoria collettiva per sempre.
Comments