Quando parliamo di sogni, del domani o della vita ci ritroviamo sempre a fare i conti con il passato, perché per beffarda consequenzialità apre le porte al futuro. Voglio raccontarvi di una città che splendeva di palazzi liberty, di patrimoni culturali buttati a terra e di crepe aperte ma coperte dal cemento, tutto questo può sembrare un giro di parole e invece è quello che accadde alla “bella Palermo”. Nella città del sole, del mare e dell’amore una piaga decise per la società, si scrive “piaga” ma si legge MAFIA, anche se questa parola può sembrare un ricordo lontano e magari non fa più paura, purtroppo, ancora oggi è una realtà. La mia generazione è quella dei ragazzi nati negli anni novanta, che non hanno vissuto il post guerra e le speculazioni edilizie ma li hanno ereditate con una città macchiata di MINCHIATE E SCUSATEMI SE ALZO LA VOCE ma ad alzare la pala meccanica e a buttare giù un patrimonio artistico ci pensò già Salvo Lima e la sua spalla destra Vito Ciancimino intorno alla fine degli anni 50’, con un piano regolatore che mise in ginocchio la bellezza e fece posto al grigio del cemento.
Con la frase ‘‘Palermo è bella, rendiamola più bella” inizia il declino di opere oggi perdute e la creazione di false strutture che non verranno mai abitate e né mai abbattute. La Palermo del periodo post bellico fu gestita come un gioco, tutto quello che era rotto o considerato “superfluo” venne cancellato e sostituito con palazzi più moderni o, come nel caso di Villa Deliella, con un parcheggio abusivo!
La storia di questa villa è una delle più conosciute e discusse, forse perché è quella che sembra tutto tranne che una regolare demolizione, questo per via della sua riconosciuta rilevanza in quanto opera preziosa per la società palermitana. Villa Deliella era una dimora nobiliare in stile liberty, situata in piazza Francesco Crispi (meglio conosciuta come Piazza Croci), fu costruita per la famiglia nobiliare dei principi Deliella, i coniugi Anita Drogo di Pietraperzia e Nicolò Lanza. Essa fu progettata nei primi del novecento dall’architetto Ernesto Basile e il suo costruttore Salvatore Rutelli terminò il progetto all’incirca nel 1909. La sua storia non durò più di cinquant’anni visto che venne demolita nel 1959 durante il cosiddetto Sacco di Palermo, una speculazione edilizia che distrusse parte dei patrimoni artistici della città.
Fra la notte del 28 e 29 Novembre 1959, a Palermo risuonò un boato e Villa Deliella non vide l’alba. Al suo posto, solo un ampio spazio pieno di cocci. E pensare che solo ventiquattro ore prima, quei cocci sostenevano le finestre che davano il buon giorno a piazza Francesco Crispi; un luogo di 1700 metri quadrati di rovine che rovinarono i piani di una variante del piano regolatore generale cittadino (P.R.G.C.) del 1956. Il P.R.G.C. è una riqualificazione del territorio urbano, quello del 1956 è solo l’anno di inizio dei lavori di “riqualifica” del territorio, con annessi e connessi varianti e speculazioni edilizie. Forse quello non era nei piani di Lima, di Ciancimino e di Franco Lanza di Scalea (proprietario dello stabile) è che la città non rimase in silenzio. Il critico d’arte Guido di Stefano, l’urbanista Edoardo Caracciolo e gli architetti Giuseppe Caronia, Luigi Epifanio, Giuseppe Spatrisano, Pietro Villa e Vittorio Ziino, ecco l’elenco dei nomi dei membri del comitato di redazione del piano regolatore di Palermo, che invece di reagire con un sommesso silenzio, considerarono quest’atto come un’immensa ingiustizia nei confronti della loro città. Il 4 Dicembre dello stesso anno scrissero una lettera di dimissioni, prendendo le distanze dal gesto irresponsabile dell’amministrazione comunale.
Cos’è oggi Villa Deliella?
Lo spazio è stato per più di quarant’anni un parcheggio/autolavaggio abusivo, ma nel 2018 i nuclei di tutela del patrimonio artistico e di protezione ambientale della polizia municipale di Palermo a seguito di un sequestro penale e amministrativo smosso dalle denunce del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle lo hanno requisito, nella speranza che al suo posto nasca qualcosa che porti alla memoria le curve sinuose dei mobili delle officine Ducrot che arredavano la villa. Quel che rimane di essa è poco più di una documentazione fotografica che non rende giustizia alla sua bellezza, possiamo solo immaginare la vista da una torretta che rimanda ai castelli francesi. Mi auguro che in futuro si possa sentire ancora l’odore del verde esterno che abbelliva Villa Deliella, spero che anche se i suoni di via Libertà saranno più forti rispetto al passato, ogni tanto il mare non rimanga troppo silenzioso come l’omertà degli individui che firmarono le carte per la distruzione di un paradiso che non tornerà.
Questa storia si deve raccontare per non dimenticare, la mafia non si abbatte con il silenzio e se la città grida dovremmo ascoltarla. Palermo nonostante tutto è ancora descritta come un museo a cielo aperto, c’è ancora il mare dietro i palazzi di cemento, c’è ancora il sole che scalda il freddo spazio vuoto fra via delle Croci e via Giorgio Castriota, e ancora, sono certa che c’è un cuore capace di amare una casa che non possiamo più vivere/abitare. Le memorie possono far male però questo dolore non è del tutto vano quando ci rendiamo conto che a distanza di sessant’anni circa, c’è ancora qualcuno in grado di farci fare un giro nella giostra del passato, più presente che mai.
Nel 2018, in occasione di Manifesta 12 l’artista svizzero Christoph Büchel creò un’opera, situata in piazza Francesco Crispi: l’installazione di un manifesto che riporta in primo piano le rovine di Villa Deliella con la famosa citazione di Salvo Lima “Palermo is beautiful, let’s make it more beautiful” in lingua internazionale, come un campanello di allarme che non investe più solo la città, ma che è in grado di ricordare all’intero mondo che è stato deturpato di un tassello cruciale del Liberty. Forse quello dell’artista è stato un linguaggio troppo ironico e diretto, poiché il titolo Investto Palermo e l’inserimento del sito www.manifesto.org, che rimanda alla Oma, (un'azienda olandese che si occupa di design), ha scaturito una certa rabbia da parte dei cittadini. Io credo semplicemente che quest’opera non parli del cittadino palermitano, ma reputo che il suo forte impatto è stato necessario per il risveglio della città. Adesso, anche chi non conosceva la storia di Villa Deliella è in grado di ricordare, perchè di certo il dolore lascia sempre tracce e qualche volta apre le giuste strade da percorrere.
Questa storia era a me sconosciuta fino a poco tempo fa, a seguito di una lezione universitaria l’argomento Piano regolatore del 1962 di Palermo, o forse dovrei dire PIANO IRREGOLARE, saltò fuori e inevitabilmente Villa Deliella diventò l’argomento più discusso.
Uno dei dubbi che lasciò l’aula disarmata fu…
É necessario ricostruire Villa Deliella per ricordarla?
Poco tempo dopo l’opera di Büchel , ci sono state buone notizie per la nostra Palermo.
Il 4 dicembre 2019 (stesso giorno delle dimissioni sopracitate) Balarm riporta questo titolo“Il primo museo del liberty al mondo sorgerà a Palermo: le idee per villa Lanza-Deliella”.
Il progetto sembra valido, con una ricerca accurata del luogo e la giusta ricostruzione del contesto fedele al valore passato, l’idea sembra voler salvaguardare - per la prima volta dopo anni - quel luogo e non demolire anche il ricordo. Personalmente non sono d’accordo a una ricostruzione fedele al passato, credo sia più utile valorizzare il luogo con un progetto che narri della sua storia, ma soprattutto che sia un punto di riscatto per Palermo. L’articolo di Balarm ha certamente riattivato gli animi degli appassionati dell’arte e dato una speranza alla città, ma per ogni cosa buona c’è sempre qualcosa di negativo. A Novembre 2020 non ci sono ancora certezze sull’attuazione del progetto.
La città sta ancora aspettando quel punto che può dare un giusto finale al racconto scritto dal silenzio.
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