"La natura viene in soccorso di ogni abbandono e, là dove tutto manca, si ridà intera; rifiorisce e rinverdisce su tutte le rovine; ha l’edera per le pietre e l’amore per gli uomini. Profonda generosità dell’ombra."
(Victor Hugo, “L’uomo che ride”)
Cosa si intende per "Terzo paesaggio"? È qualcosa che si può contare? Qualcosa a cui un numero può
adattarsi?
No, il Terzo paesaggio, è un principio che chiama in causa l’intera umanità.
Tale espressione, introdotta dal paesaggista Gilles Clément, indica l’insieme dei luoghi abbandonati
dall’uomo. È un insieme marginale, che non ha appartenenza.
Nato in Francia nel 1943, Gilles Clément, introduce i concetti di giardino planetario, giardino in movimento
e Terzo paesaggio, diventando uno dei paesaggisti più influenti d’Europa. Le sue, sono teorie volte al
cambiamento, per riavvicinare l’uomo alla natura attraverso quella che da lui stesso è definita “ecologia
umanista”.
Viviamo nell’era dell’Antropocene, in cui l’uomo domina sulla biosfera. Costruisce per soddisfare un
bisogno fittizio e colmare il vuoto che lo assale. In Italia e non solo, ci sono milioni di case vuote, che
potrebbero non esistere o essere riutilizzate, ciò non accade e l’uomo continua, nonostante questo, a
costruire.
Palermo
"Ma basta fermarsi, solo fermarsi e rallentare il bulimico consumare luoghi, esperienze e persone, cercando
di saziare vuoti che non riusciamo a tacitare. Ascoltando solo gli imperiosi vuoti avidi e insaziabili non
riusciamo più ad ascoltare quanta musica, quante voci, quante armonie, quanti silenzi che silenzio non sono
mai, non vediamo davvero quello che abbiamo attorno, e come questo attorno dialoghi con il dentro di
noi…”
(Giovagnoli M., Impara a parlare con gli alberi. Manuale pratico per comunicare, evolvere e guarire
col bosco, Torino, Uno Editori, 2018)
Poggioreale (TP)
L’uomo è un “giardiniere” che dovrebbe prendersi cura di ciò che cresce attorno a sé e dentro di sé, ma
troppo spesso questo non accade.
Quando egli porta al termine la sua attività di “costruttore”, la natura si riappropria di ciò che le appartiene
ed è così che nasce il concetto di Terzo paesaggio, un terzo stato che rappresenta il luogo della diversità,
che si trasforma nel tempo in una continua metamorfosi.
Sono spazi abbandonati dall’uomo, presenti ovunque, minuscoli come un ciuffo d’erba che esce dall’asfalto
o prorompenti come un edificio che ha per pareti, muschio. Ed ecco che da spazi si trasformano in luoghi,
rifugi per la diversità biologica.
(Agrigento)
Oggi viviamo in uno stato di alienazione e spaesamento, percorriamo quelli che Marc Augè definirebbe
non-luoghi, anonimi e standardizzati.
L’epoca antropocentrica in cui viviamo è segnata dai non-luoghi, ci si rifugia in essi per cercare familiarità e
sicurezza, “adattandosi”. È questa nuova società a produrli, una società malata che avvelena l’uomo col suo
eccesso di cose materiali e di apparenze.
L’arte come “mezzo” di cambiamento
A cercare la verità nella natura, è Joseph Beuys, uno dei primi artisti europei ad aver sviluppato tematiche
ecologiche. Il suo più grande progetto è “Difesa della natura” che si svolge a Bolognano nel 1984.
Rappresenta il culmine del suo lavoro e della sua poetica, iniziato con la piantumazione della prima quercia
fino ad arrivare alla creazione del bosco delle 7000 Eichen di Kassel.
Un’opera viva, un flusso in continua trasformazione, come il Terzo paesaggio.
La sua, è una difesa non solo legata all’ecologia ma anche alla natura umana, uomo e ambiente, per lui,
sono indivisibili e dipendenti l’uno dall’altro, per questo difendere la natura è difendere l’uomo.
Quando una costruzione va in rovina, la natura prende nuovamente possesso dei suoi spazi. Dove l’uomo
vede rifiuto, lei sente rigenerazione.
Georg Simmel, sociologo e filosofo tedesco, nel suo saggio La rovina, dichiara:
“Nella rovina, la forma non risponde ad una finalità umana, ma emerge dall’intreccio accidentale e assurdo tra natura e spirito, finalità e imponderabilità, passato e presente, in una tensione che non si risolve più nell’artificio armonico della forma architettonica, ma emerge dal continuo divenire generato dal conflitto costantemente in atto tra gli opposti; un conflitto che inesorabilmente conduce al definitivo ritorno alla terra, la buona madre di Goethe”.
Senza identità ma relazionale il Terzo paesaggio è per Clément “opportunità”.
Trailer italiano della pellicola Il Giardino in movimento (2015) di Gilles Clément.
A cura di Alessia Argento
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