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SIAMO TUTTI POSITIVI

Da più di un mese ogni giorno che passa sembra uguale a quello precedente, ma tra tristezza e preoccupazione non possiamo che pensare a quando finalmente ritorneremo alla normalità... ma sarà ancora quella la normalità? Forse potrebbe essere addirittura meglio! Siamo positivi (non in quel senso!) e proviamo a tirar fuori del buono da questo periodo assurdo e sconfortante.


Siamo giunti oramai a più di un mese dall'inizio ufficiale della quarantena e l’Italia si trova davanti a tutti in Europa: il primo Paese a essere infettato dal Covid-19. Messo in ombra dall’edizione di Sanremo più trash della storia, il Coronavirus è emerso nell’immaginario collettivo poco alla volta: le notizie dalla Cina che sembravano inizialmente così lontane, ci sono apparse tramite l’ironia dei memes sui social,comparendo poi nelle conversazioni più bizzarre dei gruppi whatsapp. Nessuno poteva mai prendere sul serio ciò che fino al giorno prima dell’ufficialità della quarantena era considerata la banale trama di un film di fantascienza post-apocalittico. La gravità della situazione è diventata inequivocabile quando il Governo ha imposto alla popolazione di rimanere sigillati in casa. Nel corso dei giorni abbiamo visto virtualmente la gente impaurirsi, poi arrabbiarsi, svaligiare i supermercati, fare videochiamate di gruppo per sentirsi meno sola, urlare dai balconi, non azzeccare nemmeno una parola dell’inno d’Italia. L’abbiamo vista sfruttare animali domestici per poter fare una passeggiata, giorno dopo giorno sempre più disperarsi, avere dolori articolari causati da corsette mai fatte prima, mangiare a volontà, laurearsi in medicina direttamente da Wikipedia, imparare a preparare le pizze per poi nuovamente mangiare, ritrovarsi con la libertà negata, etc.. Dopo queste settimane di reclusione e già due mesi inoltrati di approfondimenti più o meno scientifici e info varie sul virus, ci siamo rassegnati alla realtà dei fatti e non ci resta che “riflettere sulle conseguenze”: espressione utilizzata spesso in senso colpevolizzante e punitivo, che dovrebbe metterci in guardia da uno sbaglio che stiamo per compiere. Una valutazione della circostanza da un punto di vista diverso, invece, ci permetterà non solo di considerare in senso positivo e vantaggioso l’emergenza Covid-19 anche in funzione delle conseguenze su noi stessi. E’ sempre possibile trovare una goccia nera in un oceano di bianco, è l’equilibrio che governa lo spirito del mondo e, forse, sta accadendo che un microrganismo grande meno di una goccia possa ristabilire l’equilibrio che Terra e società contemporanea hanno tanto bisogno di trovare. «Se intervieni su un ecosistema e, nel caso, lo danneggi, questo troverà un nuovo equilibrio. Che spesso può avere conseguenze patologiche sugli esseri umani» afferma la virologa Ilaria Capua. Quando e se ritorneremo alla normalità non sarà più la normalità… potrebbe essere addirittura meglio! Siamo positivi (non in quel senso!) e proviamo a tirar fuori del buono da questo periodo assurdo e sconfortante.


Il Coronavirus sta riducendo l’inquinamento mondiale e la Terra torna a respirare

E’ la prima volta che un evento specifico ha un impatto così grande e immediato sulla qualità dell’aria: in Cina soprattutto per l'interruzione delle attività produttive e in Italia per la diminuzione notevole del traffico. Abbiamo raccolto alcuni dati sulla situazione in Cina: - Le emissioni di CO2 sono diminuite di circa 100 milioni di tonnellate nelle ultime tre settimane. - Si è verificato un importante calo della domanda di carbone e petrolio sul suolo cinese. - La produzione industriale dei settori chiave ha subìto una brusca riduzione che ha cancellato più di un quarto delle emissioni di CO2 dell’intero paese nelle ultimo mese. - Le emissioni di biossido di carbonio del Paese sono diminuite di un quarto nelle ultime tre settimane. Situazione in Italia: - Da metà febbraio la concentrazione di diossido di azoto (NO2) è diminuita del 10% nel Nord Italia, una delle aree più inquinate d’Europa. -Il rallentamento delle attività produttive e degli spostamenti ha ridotto i livelli di inquinamento dell’aria, è soprattutto grazie all’assenza di automobili per le strade che nel Settentrione si respira già l’aria più pulita di sempre.


Il Coronavirus sta riportando la natura e gli animali in città

Cigni, fenicotteri e conigli a Milano, delfini a Cagliari, pesci nei canali di Venezia: fantascienza? Assolutamente no, questa è la realtà attuale. La quarantena ci dimostra come potrebbero essere le nostre città se solo non fossimo così invasivi. Lo stop forzato della moltitudine di attività quotidiane ha permesso il ritorno di animali selvatici nei centri abitati che di solito sono molto popolati, rumorosi e inquinati. Tutto ciò dovrebbe servirci da monito per un esame di coscienza collettivo e individuale. Il risvolto positivo di una pandemia mondiale del genere sta nella speranza che i governi mondiali possano avviare ancora più riforme per ridurre l’inquinamento, dando maggior importanza, ad esempio, al lavoro da casa, che riduce gli spostamenti dei pendolari e finanziando ulteriormente il settore delle fonti di energia rinnovabili. Tocca però anche a noi modificare le nostre abitudini, adesso che è evidente l’impatto concreto che esse hanno nell’ecosistema: dobbiamo renderci conto che possiamo e dobbiamo reagire unendo le forze per un intento comune, come quello di arginare le conseguenze dei cambiamenti climatici.


Il Coronavirus sta placando la criminalità

Le restrizioni dovute allo stato d’emergenza corrente hanno frenato, inconsapevolmente, anche la (mala)vita quotidiana dei criminali. Oltre alla paura umana di prendere il virus, la costante sorveglianza da parte delle forze dell’ordine, l’assenza di persone nelle strade e il dubbio sulla motivazione da autocertificare, rendono complicato lo svolgimento del loro “lavoro”. Lampanti sono i dati raccolti le prime due settimane di marzo a Bergamo (la provincia più colpita d’Italia) confrontati con quelli censiti nello stesso periodo del 2019: - I reati in generale sono scesi a meno di un terzo rispetto a quelli dell’anno scorso: da 1571 a 483. - I furti si sono ridotti da 654 a 200, in particolare i furti nelle abitazioni, da 100 a 35. - Lo spaccio di droga, invece, si è “solo” dimezzato: da 30 denunce lo scorso anno a 15. - Le truffe sono diminuite notevolmente: da 112 a 31 - Le lesioni dolose: da 43 a 9. - Le rapine: da 17 a 3. - I parcheggiatori abusivi, invece, sembrano essere spariti dalla circolazione per via dell’assenza di automobilisti disperati. Solo negli ultimi giorni sono accaduti dei casi di furti alimentari in alcuni supermercati del Sud Italia, ma indubbiamente si tratta di un’eccezione legata a una minoranza di individui poco civilizzati, dettati da un male che affligge la nostra realtà oramai da parecchio tempo: ovvero quello del lavoro in nero, che esenta i lavoratori da ogni tutela da parte dello Stato.


Il Coronavirus sta modernizzando il mondo del lavoro

Era ora che le aziende, le istituzioni e i lavoratori si prendessero il loro spazio vi(r)t(u)ale anche nel web ovvero il luogo più frequentato dalla popolazione mondiale. Finalmente si assiste a uno sfruttamento delle potenzialità quasi illimitate di internet, che in questa situazione di emergenza si rivelano un salvavita. In queste ultime settimane è entrato a far parte nel linguaggio comune il termine “smart working” (lavoro agevolato), il quale fino a poco tempo fa baluardo di modernità e privilegio di poche aziende all’avanguardia, sta riscrivendo le modalità tradizionali del lavoro. Attraverso l’utilizzo di piattaforme online già esistenti per questo scopo o create appositamente si può svolgere la propria mansione direttamente da casa con il solo ausilio di un computer e di una connessione internet. Per motivi di tempestività, il Governo italiano permette un’attivazione semplificata dello smart working, ogni azienda e istituzione lo può attivare senza accordo scritto. Niente più scuse per aziende e istituzioni (non ultime le scuole, le università e le accademie di tutta Italia) per rimandare ciò che doveva esser fatto tempo fa: lo svecchiamento di processi e modalità di lavoro per una resa più “smart”. Questa svolta dovrebbe essere decisiva sul lungo termine per tutti i benefici che porta: velocizza ogni processo, abbatte i costi per il datore di lavoro e riduce il traffico nelle strade.


Il Coronavirus sta agevolando chi ha sempre lavorato online

Grafici, youtuber, designer e altri impiegati digitali, sono sempre stati visti in malo modo dal lavoratore medio proprio perché il loro mestiere non comprende il tradizionale “alzarsi la mattina alle 6 e andare a spaccarsi la schiena”, piuttosto il “senza impegno” lavoro da casa. E adesso che lavorare da casa è un obbligo che manda in tilt le aziende antiquate e che purtroppo impedisce determinati impieghi, questa categoria “svalutata” di lavoratori è l’unica a non essere stata intaccata. Anzi, chi guadagna attraverso e sul web sono coloro che si stanno arricchendo di più dato l’enorme traffico in rete di questo periodo. La vendetta è un piatto che va’ servito online…


Il Coronavirus sta ispirando gli artisti

A prescindere da tutto, è innegabile che questo sia un momento segnante per l’umanità, e come ogni grande evento, avrà delle conseguenze nella cultura e nell’immaginario collettivo. Esprimere i cambiamenti culturali, e soprattutto i momenti di difficoltà, mediante il proprio linguaggio è sempre stato il compito di scrittori, poeti, pittori, musicisti, fotografi, registi, etc.… particolarmente calzante è l’esempio della peste che ha ispirato grandi capolavori come i “Promessi Sposi” e il “Decameron”. Gli artisti contemporanei metteranno a frutto questo periodo drammatico: la pandemia del Covid-19 (e le sue conseguenze esistenziali) sarà presente in moltissimi lavori futuri. Già da adesso in realtà, diversi artisti si sono lasciati ispirare (forse anche un po’ per esorcizzazione) dalla situazione attuale, tra tutti, l’artista siciliano Giuseppe Veneziano ha già rappresentato la Madonna e il Gesù Bambino con la mascherina, Elisabetta II con il Corona virale al posto della corona Reale e Dio che consegna una mascherina ad Adamo nel momento della Creazione.


Il Coronavirus ci sta facendo capire il vero valore della nostra vita quotidiana

In questo periodo il nostro Paese, assieme al resto del mondo, è tenuto ostaggio da un nemico dalle dimensioni microscopiche ma in grado di condizionare le nostre esistenze. Questo virus ci ha infatti costretto a un rapido stravolgimento delle nostre vite, che per la prima volta ci impongono di ‘non fare qualcosa' a differenza delle volte passate in cui si è sempre chiesto di smuoversi ed essere operativi. Stavolta la richiesta è l'interruzione delle nostre abitudini, non accadeva dai tempi della guerra. E’ appunto della guerra ancora in corso in Siria che vogliamo rivolgere l’attenzione, a tutti quei bambini che la quarantena la vivono oramai da fin troppi anni. Il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini in una sua dichiarazione su twitter si chiede «Tra quanti anni ci diranno che quello che stiamo permettendo in Siria è un genocidio di bambini? Le bombe contro scuole e ospedali in Siria hanno ucciso più persone del Coronavirus. Ma non riusciamo a fermarle ormai da 10 anni. La domanda che dobbiamo porci, è perché dell’emergenza siriana non ci interessa? Eppure non è qualcosa così “lontana” da noi». «Ogni volta che entro nelle classi chiedo: “Quanti di voi sono scesi in piazza per il Friday for future?”. Di solito tutti. E allora gli rispondo: “ma è così difficile capire che la pace, la pace in Siria, deve avere la stessa attenzione della questione ambientale? Ci vuole una Greta Thunberg per la pace. Ma la pace è diventata scomoda?». Dal 1° dicembre 2019 a oggi, oltre 500.000 bambini sono stati sfollati a causa delle intense violenze nel Nord-ovest della Siria: decine di migliaia di famiglie vivono in tende, senza servizi di base, esposti a freddo e pioggia. Dall'inizio dell’anno sono 28 i bambini uccisi e 49 quelli feriti a causa dell’escalation di violenze nell'area. E sono oltre 4 i milioni di bambini che vivono sotto le bombe di questa assurda guerra. Il parallelo con il Coronavirus mi aiuta a riflettere: quella in Siria è una guerra che si poteva fermare, ma nessuna ha fatto niente. Per il Coronavirus, sul quale l’uomo non può fare niente per arrestare la diffusione, probabilmente tra meno di un anno sarà poco più di un ricordo grazie alla scoperta di un vaccino».


Il Coronavirus ci sta facendo avvicinare al prossimo e a noi stessi

In un momento di seria difficoltà come quello che sta attraversando l’intero globo possono accadere essenzialmente due cose: - si crea il caos che produce una psicosi collettiva manifestata da gesti folli come lo svuotare totalmente i supermercati, fuggire in piena notte, o addirittura sentirsi giustificati nel “prendere gratis” il cibo. - esce fuori il lato più umano delle persone tramite atti di solidarietà e generosità che tanto ci stupiscono e che ci fanno rendere conto che non sempre è sbagliato confidare negli esseri umani. Un grande numero di aziende, società, privati e semplici cittadini si sono adoperati per aiutare, nelle loro possibilità e con le loro competenze, chi in questo momento ha più bisogno. Dalle donazioni di denaro e strumentazioni agli ospedali italiani alla resa gratuita dei servizi online (la cosiddetta solidarietà digitale) non si può dire che la gente si sia dimostrata menefreghista e indifferente (come lo è nella vita “normale”). Moltissime persone, indipendentemente dalla loro posizione sociale, stanno dimostrando che nonostante tutto la generosità esiste ancora e che nel momento del bisogno si è capaci di prendersi cura del prossimo e della comunità di cui facciamo parte. La solidarietà di questi giorni ci fa ben sperare in un’umanità non del tutto perduta nell’individualismo spietato: ci stiamo rendendo conto di quanto sia bello e importante aiutare gli altri e che ne siamo capacissimi. Riscoprire questa parte di noi e degli altri, non può che farci confidare in noi stessi e nella nostra parte più genuina. Non solo nei confronti degli altri e dei più bisognosi, ma anche nei confronti di noi stessi e di chi ci sta accanto ogni giorno come gli amici e la famiglia. Nella stragrande maggioranza, mai come in questo periodo siamo vicini alle nostre famiglie essendo obbligati a passare tutto il tempo a casa. Una volta abituati all’idea e alla convivenza, questa non può che essere un’ottima opportunità di coltivare, rafforzare e in alcuni casi, riscoprire, i legami familiari. Non senza drammi o difficoltà, ovviamente, ma anzi sarebbe proprio questo il momento di affrontare e risolvere problemi e incomprensioni che prima consideravamo parte integrante e imprescindibile del rapporto con la famiglia. La lontananza dagli amici o dal partner, invece, servirà a rendere ancora più prezioso il tempo che passeremo con loro nel futuro, che adesso sappiamo bene non essere così scontato. In alcuni casi questa distanza sarà anche una sorta di test e di prova per capire il vero peso delle persone nella nostra vita. In ultimo ma non per importanza, ci siamo noi stessi. A casa, famiglia a parte, potremmo prenderci cura della nostra persona e passare del tempo con il nostro Io. Tempo per pensare, per guardarci dentro, per andare a fare visita alla nostra coscienza e per dedicarci finalmente a ciò che non avevamo mai tempo di fare. Liberati dal tran tran quotidiano non esiste più nessuna scusa per rimandare un progetto o una passione chiusa nel cassetto. Possiamo finalmente fare quello che ci piace veramente, quindi vi raccomandiamo di trattarvi bene.


A cura di Doriana Bruccoleri e Antonio Russello.


Immagine di copertina: iStock


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