Solamente una persona acritica, illusa e incapace di comprendere gli eventi della contemporaneità può pensare che le cose torneranno a essere esattamente come prima. La pandemia è un'opportunità straordinaria e irripetibile per ricostruire quel turismo ormai ridotto a mero consumismo geografico, dove il rapporto tra il viaggiatore e l'operatore locale ha solamente una funzione mercificatrice.
Nell'ultimo decennio il turismo è diventato la più grande industria del mondo e il numero di viaggiatori annuali ha ormai di gran lunga superato la soglia di un miliardo di persone ogni anno. L'avvento dei social network, delle compagnie aeree low cost e delle piattaforme di prenotazione di alloggi come Airbnb ha ridotto il viaggiare a un semplice muoversi fisicamente e il viaggiatore a un turista che guarda turisti, più interessato a mostrare su Instagram la sua testimonianza che ad apprenderne la cultura locale. Il turista contemporaneo tendenzialmente non sa nulla del posto in cui va, pensa che sfogliare la Lonely Planet in aereo sia sufficiente per sapere i rudimenti di un luogo, non comprendendo che egli stesso diventa parte di un ingranaggio che omologa i percorsi e toglie ogni forma di spiritualità al viaggio. Non c'è cosa più malsana che entrare in un ristorante e trovare solo turisti con le guide sul tavolo: è il segno che il processo di snaturalizzazione di quel luogo/città è pienamente in atto. Sì, perché il turismo di massa snatura e fa perdere identità alla destinazione. In nome di seducenti standard richiesti dai turisti, una città è disposta a perdere tutto incluso la dignità, ancor prima dei suoi abitanti che abbandonano in massa i centri storici per far posto a turisti anonimi che non sono neanche in grado di imparare a dire "ciao" o "grazie" in italiano.
La contemporaneità ha ridotto il turista a un consumatore avulso, a un disinteressato errante, a un effimero automa che già programma il prossimo viaggio e non vede l'ora di grattare il paesino visitato sui nuovi mappamondi che offrono questa tipologia di brividi. La pandemia ha scoperchiato definitivamente questo vaso di Pandora, ha mostrato come la monocoltura del turismo, in queste situazione, porti alla disperazione, ma ci ha anche dato la possibilità di guardare più profondamente dentro di noi e di scoprire i luoghi più prossimi a dove viviamo. Se per adesso non si può viaggiare e andare lontano, nessuno ci vieta però di scoprire le Regioni dove viviamo, i paesini limitrofi che non abbiamo mai visitato, gli angoli della nostra città che abbiamo visto solo di sfuggita durante l'infanzia. Se per adesso non si può fare baldoria la sera perché non approfittarne per fare delle escursioni di trekking al mattino presto? Perché non andare a riscoprire gli artisti che hanno reso immaginifiche le nostre Chiese nei secoli passati? Perché ciò che è lontano deve essere sinonimo di qualità rispetto a ciò che ci è più prossimo? Molta gente sta riscoprendo questo sentimento di esplorazione nelle vicinanze e vi sta trovando nuova linfa spirituale, rimodulando l'idea stessa di viaggio e di spostamento. Questo è un punto per ripartire in futuro: i turisti dobbiamo essere noi stessi a casa nostra. Comunque si metteranno le cose dopo la pandemia dobbiamo ripartire da questa consapevolezza. Gli operatori del turismo sono quelli che stanno soffrendo di più questa crisi senza precedenti per il settore. Ma lo sanno anche i bambini che se decidi di lavorare nel Turismo dipendi dagli eventi geopolitici e che Booking e Airbnb certe cose non le possono fermare.
Cosa stanno facendo gli operatori del turismo, i proprietari di strutture alberghiere, le guide turistiche, gli intermediari online, le agenzie e gli enti pubblici di settore in questo momento di stallo? Qualcuno sta lavorando per il futuro, provando a immaginare come sarà il mondo che verrà, tentando di trovare soluzioni e cogliendo la pandemia come opportunità. Tuttavia sono in pochi, illuminati e saggi, ad agire così. Il resto degli operatori si lamenta, attende passivamente che le cose tornino a essere come prima, imprecando di qua e di là. Il turismo cambierà, e questa è una certezza. Perché cambierà la maniera di viaggiare, cambierà il viaggiatore. Si sta delineando un mondo a globalizzazione ridotta e chi deciderà di viaggiare, molta meno gente rispetto a prima, non lo farà più per noia, ma per approfondire una passione, e andrà a ricercare i luoghi della vita dei suoi musicisti preferiti, o attraverserà i paesi per scovare gli avi del suo albero genealogico, oppure vorrà mettere piede nei luoghi di quei libri che gli hanno fatto sobbalzare il cuore. Si andrà in una città perché c'è una fiera di un settore che interessa e non più perché c'è un volo Ryanair a venti euro. Il nuovo viaggiatore dovrà arricchire il network della passione che ricerca in viaggio, e quando tornerà a casa dovrà pensare ad alimentare quelle conoscenze e riprogrammare più volte il ritorno in quel luogo, dove ha già intessuto rapporti con gente del posto e dove magari deciderà di investire i suoi risparmi per trasferirsi lì. Al nuovo viaggiatore non interessa il relax e il confort, ma la ricerca della lentezza, dell'ignoto e della profondità dello spirito. A cura di Roberto Bruccoleri (Classe 1983, da quindici anni lavora nel settore turistico: è stato tra i fondatori di Groupon Viaggi dove ha lavorato per sette anni; è stato Project Manager per il progetto, in partnership tra Feltrinelli e Boscolo, La Feltrinelli Viaggi by Boscolo. È consulente turistico per diversi tour operator e agenzie di viaggio, si occupa di creare nuovi tour ispirati alla letteratura, al cinema, alla musica, alla fotografia e all'arte contemporanea. È il fondatore del Blog di Letteratura di Viaggio Blasco da Mompracem, che conta quasi 5 mila follower sui Social Network. È tornato a vivere ad Agrigento, dopo quasi vent'anni al Nord Italia, l'estate scorsa. Attualmente è il Vice Presidente dell'Associazione Immagina Coworking Agrigento e studia continuamente per provare a immaginare in che direzione andrà il turismo nell'immediato futuro.) Immagine di copertina: foto scattata da Roberto Bruccoleri nella spiaggia di Giallonardo (AG)
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