Dopo l’evoluzione di generi musicali più moderni nel panorama italiano, a qualcuno sembrerà che io stia tirando fuori un argomento vecchio e già parecchio discusso, ma del quale rimangono ancora molte perplessità. Nel corso degli anni, parlando spesso con diversi amanti della musica, mi sono più volte imbattuto in coloro che provavano disprezzo nei confronti del rocker più famoso d’Italia, un personaggio che non lascia di certo indifferenti, così mi sono interrogato sui motivi. Mi sono chiesto: sarà forse invidia o si tratta semplicemente di gusti personali?
Haters fate un po’ di attenzione…
Ricordo che sentii la prima canzone di Vasco Rossi nel 1998 quando avevo solamente 7 anni. Accadde per caso, rovistando tra i CD tarocchi di mio zio feci partire il vecchio stereo e imparai subito a memoria il testo di Rewind. Non posso dire che fu un amore a primo ascolto, infatti lì per lì non approfondii più di tanto l’album, o il cantautore, né tantomeno il resto della sua discografia. Forse anche perché a distrarmi fu un altro CD, questa volta originale, con una copertina dai colori sgargianti e una rana dagli occhi enormi raffigurata al centro: Squeerez dei Lùnapop. Non essendo un particolare amante del rock, ed avendo esplorato nel tempo disparati generi musicali, fu solo a distanza di anni che approfondii più nel dettaglio la musica e i testi di Vasco apprezzandolo, tra le varie cose, per il suo modo di coinvolgere ed emozionare l’ascoltatore senza fare troppi giri di parole, sapendo alternare una comunicazione a tratti schietta e aggressiva ad una romantica e poetica. Decisamente notevole è stato soprattutto il suo modo di recitare e vivere le canzoni sul palco durante i live, in particolare nei suoi anni d'oro. Personalmente ho assistito soltanto a due concerti tra il 2012 a Messina e il 2014 allo stadio Olimpico di Roma, ma i veri fortunati sono quelli che hanno goduto l'adrenalina del vero Vasco di fine anni ’80 inizio anni ’90. Guardando i video su Youtube si riesce a rendersene minimamente conto.
La discografia di Vasco Rossi è estremamente vasta e bisognerebbe conoscerla in maniera approfondita prima di poter azzardare sentenze affrettate, infatti bisogna riconoscere che i migliori brani siano i più vecchi e meno conosciuti. Mi sono sempre chiesto se i criticoni da strapazzo fossero a conoscenza di ogni brano (a parte quelli passati in radio) prima di poter esprimere un qualsiasi giudizio e sparare merda a gratis, poi ho capito che spesso non lo sono. La vita dell’artista emiliano ha fatto discutere parecchio in passato, in quanto protagonista di vicende tristi e travagliate. Il nome Vasco gli fu dato dal padre Giovanni in memoria di un suo compagno di prigionia in Germania che gli salvò la vita durante la seconda guerra mondiale. Egli mostra fin da piccolo un carattere piuttosto schivo, figlio unico di un camionista e di una casalinga appassionata di musica che gli trasmette la passione facendolo iscrivere in adolescenza a un corso di canto. Dopo il diploma frequentò il collegio dei salesiani a Modena, questa esperienza lo segnò negativamente per il resto della vita. Gli educatori infatti si mostrano molto severi ed è allora che Vasco inizia a mostrare un carattere ribelle, portandolo a trasgredire le rigide regole dell’istituto. Nel 1975 fondò a Bologna assieme a un amico una delle prime radio libere dopo il monopolio Rai, e grazie a questa occupazione ebbe la possibilità di conoscere personaggi di rilievo per la sua futura carriera, come Gaetano Curreri (leader degli Stadio), Maurizio Solieri e Red Ronnie. Inizia ad ampliare il proprio bagaglio musicale, ascoltando cantautori come Lucio Battisti e gruppi rock come i Rolling Stones, e un anno più tardi incide il suo primo 45 giri Jenny/Silvia. All’età di 27 anni Vasco perde il padre a causa di un ictus e per lui fu un trauma così grande che lo portò quasi ad abbandonare la musica (qualcuno penserà che avrebbe fatto meglio a fermarsi lì, beh non sono così d’accordo).
Ad oggi Vasco ha pubblicato qualcosa come 33 album dall'inizio della sua carriera e, complessivamente, più di 180 canzoni, oltre a numerosi testi e musiche per altri interpreti come Laura Pausini, Patti Pravo, Noemi, gli Stadio, Irene Grandi, Paola Turci e altri. Per non parlare di tutti i traguardi raggiunti sia a livello personale o tanto per citarne uno il record mondiale di spettatori paganti con 220.000 ticket venduti in occasione dei suoi 40 anni di carriera al Modena Park. Vita (volutamente) spericolata
Era il 21 aprile 1984 quando Vasco fu arrestato la prima volta per detenzione e spaccio di stupefacenti a Bologna, dove venne portato successivamente al carcere di Pesaro e rimase detenuto per 22 giorni di cui 5 in isolamento. I carabinieri gli trovarono 26 grammi di cocaina e i sospetti su di lui iniziarono a causa di uno spacciatore di Ancona a cui trovarono un’agendina con dentro annotati tutti i nominativi dei clienti con tanto di indirizzo e recapito telefonico (che gran professionista aggiungerei!). Successivamente in un’intervista Vasco dichiarò: “Mi dicevano che ero un drogato. Non lo sono mai stato. Mi definisco un tossico indipendente. Le sostanze le ho provate tutte, perché volevo farlo. Tranne l’eroina. E chi dice che sono tutte uguali è un criminale. La marijuana ha anche effetti terapeutici… infatti ne faccio un uso medico”.
Ho sentito spesso delle critiche anche riguardo a questa vicenda da parte di generazioni di ventenni/trentenni che sembrano godere nel condannare un’artista massacrandolo perché fa o ha fatto uso di sostanze stupefacenti. Che dire allora delle star internazionali amatissime come Amy Winehouse, Jim Morrison, Eric Clapton, Iggy Pop, Ozzy Osbourne, Keith Richards chitarrista dei Rolling Stones, Dave Gahan frontman dei Depeche Mode, John Frusciante ex chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, Joe Walsh chitarrista degli Eagles, e potremmo ancora andare per le lunghe. Mentre in Italia hanno dichiarato di aver avuto problemi con la droga volti noti come Franco Califano, Enrico Ruggeri, Piero Pelù, Gianluca Grignani, Nek, Morgan e sicuramente molti altri.
Purtroppo in Italia si fa più in fretta a scagliarsi contro i peccatori anziché andare ad analizzare le cause e le problematiche che hanno spinto qualcuno a commettere un errore. Ancora una volta però non spiega come Vasco Rossi possa essere il più odiato rispetto a tutte le star citate.
Si sta parlando dell’artista più amato e odiato allo stesso tempo, che non passa mai inosservato. Un uomo che è sempre stato contro le regole, un "provocautore" come si è autodefinito, ma soprattutto un personaggio scomodo per il sistema, in quanto incarnazione di valori in contrasto con l’ipocrisia dei perbenisti. Non bisogna meravigliarsi se a un suo concerto si vedono sessantenni accanto a ragazzini di vent'anni, perché Vasco ha questo potere di unire più generazioni e credetemi, esiste un gran numero di gente che prova una venerazione innaturale nei suoi confronti. Una quantità considerevole di persone che ha provato un’empatia così elevata da trarre enormi benefici dalla sua musica, e anche se non sarò un fanatico anch'io in passato ho avuto modo di trarre dei benefici emotivi. Solo i veri amanti della musica potranno capire. Voglio provare a darvene delle prove allegando degli screenshot estrapolati da commenti di alcune sue canzoni su Youtube:
Ciò che molti apprezzano di Vasco è il suo modo diretto di dire ciò che pensa, nelle sue canzoni così come nelle interviste, rispondendo sempre anche alle domande più scomode e intime, ma allo stesso tempo riuscendo a rimanere umile e autentico.
“Non tutti coglievano che le mie canzoni sono sempre state provocatorie e ironiche: scrivevo Vado al massimo nel periodo più brutto della mia vita – ha raccontato il cantante, rivelando come Francesco De Gregori e Fabrizio De André gli siano stati vicini in quel periodo nero – su De André: lui era il mio mito assoluto e invece mi ha sempre trattato come uno alla pari. Per me questo era sconvolgente. Ricordo che quando l’ho conosciuto mi sono inginocchiato; lui ha rimesso subito le cose a posto, dicendo: “Ma che cazzo fai?”.
Guarda il video del tributo di Vasco a De Andrè – Amico fragile 1998:
Proprio come l’immenso Faber, anche Vasco ha affrontato spesso tematiche importanti con le sue ideologie anarchiche. Per quanto riguarda la fede Vasco racconta di essere nato e cresciuto in una famiglia molto religiosa, ma nonostante ciò, man mano che cresceva ha capito di non credere a nulla, fino a quando all’età di 15 anni realizzò di aver perso la fede. “Sono caduto, ho fatto un sacco di errori nella mia vita ma sono riuscito a rialzami. Ognuno deve avere la propria fede e rispondere alla propria coscienza. Dio non esiste, e penso che dopo la morte non ci sia più nulla”. Intervistato nel 2011 dal Corriere della Sera a proposito dell’uscita dell’album "Vivere o Niente", inoltre, Vasco ha manifestato il suo essere pro-eutanasia: "Ho diritto di scegliere io quando porre fine a questa straordinaria esperienza. Ho rispetto per chi ha fede, ma è un’illusione pensare che esista un creatore e che la vita sia un dono. Non per questo va rispettata di meno. L’uomo deve darsi un codice, un sistema di valori basato sul fatto che siamo responsabili di quello che facciamo, errori compresi”. Pochi anni più tardi Vasco dona i diritti della canzone “Vivere”, una delle più famose della sua carriera, per uno spot a favore dell’eutanasia. Sullo sfondo del video scorrono i ricordi, e mentre si sentono le parole “oggi voglio stare spento...” la malattia irreversibile permette solo al protagonista di "spegnere" la radio che sta trasmettendo la canzone. Guarda lo spot:
I giornalisti sono spesso stati polemici e accusatori nei confronti di Vasco, tra i primissimi ad accendere delle discussioni ci fu Nantas Salvalaggio che nel 1986 accusò la Rai di ospitare “un individuo alcolizzato, cocainomane e sballato”. Una stroncatura a cui Vasco rispose con un verso della canzone Vado al Massimo (“quel tale che scrive sul giornale” si riferiva proprio al giornalista veneziano).
Storia di pochi mesi fa invece il botta e risposta tra Vasco e il volto di Mediaset Max Del Papa, penna che firma gli articoli del sito di Nicola Porro, in merito all’opinione pubblica sull’importanza delle misure di prevenzione contro il coronavirus e l’essersi schierato contro i negazionisti. Il giornalista ha ironicamente definito Vasco il “virologo rock da Zocca”, accusandolo di avere uno “stile di vita da rockstar vitellona”. Il giornalista ha inoltre ritenuto i “cantanti piddini” autori di “predicozzi gesuiti più insostenibili ancora dei loro dischi bolliti”.
Così, dopo l’ennesimo attacco, Vasco Rossi ha deciso di replicare a suo modo con un post su Facebook: “Sono appena sceso dal Jet privato di Sfera Ebbasta. Vengo dal Villone di Los Angeles, dove abito secondo quello psicopatico povero pirla che scrive per Nicola Perro. Non ho avuto tempo di andare al Billionaire con il mio yacht … E ho passato l’estate a Zocca. Come sapete davanti a casa mia sono passate decine di migliaia di fans e abbiamo gestito l’inevitabile assembramento in modo impeccabile. Nessun focolaio a Zocca!”
Altre critiche, piombate addosso a Vasco con il passare degli anni, sono state fondate sul principio di rock e sul fatto che lui c’entrasse poco e niente col genere musicale, concetto direi piuttosto carico di pregiudizi. Il fatto è che la musica di Vasco non è di facile collocazione, lui è sempre stato rock nell’atteggiamento, sul palco e fino a un certo punto della sua carriera anche nelle canzoni, poi il sound è dirottato verso il pop diventando sempre più radio friendly. Tutti quelli che dicono che Vasco non c’entra nulla col rock è semplicemente perché non lo conoscono, e non conosceranno nemmeno i tour Fronte del Palco, Gli Spari Sopra o Rock Sotto Assedio. Guardare e ascoltare per credere!
Tutti noi nella vita abbiamo odiato qualcuno, non prendiamoci in giro, spesso si odia per diversi motivi mentre altre volte ne basta solo uno. Un sentimento che in maniera variabile, per momenti più o meno lunghi, abbiamo manifestato contro i genitori che rompevano i coglioni, i datori di lavoro o i professori odiosi (nel vero significato del termine), gli ignoranti, la gente ipocrita o quelli che ci hanno fatto soffrire. Come abbiamo visto, oggi Vasco è probabilmente il cantautore più odiato d’Italia ed era odiato anche agli esordi: dalla critica che non capiva perché piacesse tanto ai giovani, dalle mamme perché era di cattivo esempio per i figli e dai presentatori televisivi perché erano costretti a invitarlo in TV dato che faceva audience. Crescendo il successo, è cresciuto l’odio, sia come quantità, che come violenza: se prima poteva bastare un “fai cagare”, adesso ci sta bene anche un bel “muori!”. Però, cari haters, mi preme informarvi che l’odio poco consapevole e mal gestito, provoca molto più dolore al soggetto “odiante” che a quello odiato!
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