2017, un ventiquattrenne, come tanti altri giovani intrappolati nel tunnel della grigia disoccupazione italiana, si ritrova in tasca un semplice diploma, la voglia di mettersi in gioco e infiniti curriculum. Decide di lasciare la piccola e confortante realtà di un paese di provincia della Sicilia per cercare lavoro, esperienze e una nuova vita nella caleidoscopica capitale britannica.
Londra, da sempre vista come generoso faro di speranze per generazioni e generazioni provenienti da tutto il mondo, accoglie il protagonista nel modo più crudo e veritiero possibile.
E’ una Londra caotica, un melting pot brulicante, ma che paradossalmente e contemporaneamente acuisce il senso di solitudine del singolo. E’ una città ricca, ma che richiede continui sacrifici ai lavoratori; vitale, nonostante la stanchezza che genera e le energie che succhia avidamente. E’ una Londra che offre infinite opportunità solamente a chi è disposto a barattare il proprio tempo, spazio e individualità.
Non c’è spazio per la poesia e per il bello all’interno dei 13 racconti di cui si articola la raccolta “Epifanie Londinesi”. Si tratta di una narrazione diretta, un linguaggio crudo e disilluso, a tratti amaramente ironico. Non c’è spazio nemmeno per le descrizioni, o semplici allusioni, agli imponenti monumenti, alle celebri gallerie d’arte o a tutto ciò che seduce i turisti.
Il tempo e lo spazio della narrazione, proprio come l’esperienza reale, vengono interamente occupati dal ritmo frenetico del lavoro, dai suoi turni massacranti, dalle ore trascorse sui mezzi pubblici per attraversare la città e dai curiosi personaggi che la popolano.
Il protagonista, proprio come la City, non dorme mai. Lo stesso arredamento degli appartamenti londinesi descritti all’interno dei racconti, spesso privi di serrande, sembra profeticamente suggerire al protagonista il proprio futuro insonne.
Le Epifanie Londinesi sono un freddo spaccato di una larga fetta di una generazione italiana. Una generazione che rincorre affannosamente un posto all’interno del mondo con la speranza di trovarlo, ma che giunge all’amara conclusione di non poterlo possedere.
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Prefazione a Cura di Laura Patti
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