Se a casa mia cadeva qualcosa – il barattolo del sale, disgrazia delle disgrazie seconda solo alla bottiglia dell’olio – era veramente una brutta storia per il colpevole del misfatto. Non tanto per la superstizione incombente, ma per le ire di mia madre che doveva pulire. Eppure fin da piccola sapevo che anche nello spargimento del sale sul pavimento se ne poteva ricavare un’opera d’arte, anzi, un attacco d’arte.
Perché Neil Buchanan, ricordato da tutti con il sobrio “Neil il grande artista” faceva così. Sui pavimenti neri riusciva a creare forme e figure bellissime dalla semplice disposizione del sale (a volte riso). Animali, fiabe, scene di vita quotidiana, ritratti di personalità celebri.
Clip visionarie (performance? Videoarte?) di pochi minuti in cui si vedeva Neil nel pieno processo artistico e alla fine una ripresa dall’alto avrebbe svelato ciò che si era formato sotto gli occhi dei bambini ipnotizzati.
Altre volte utilizzava oggetti di recupero in ambienti diversi (un prato, una spiaggia) per realizzare delle raffigurazioni molto colorate dall’estetica pop-naif che hanno conquistato generazioni di piccoli spettatori di Art Attack, programma tv creato in Inghilterra dallo stesso Neil e poi esportato in Italia dove era condotto da Giovanni Mucciaccia. Solo condotto però, perché le mani che costruivano tutti gli attacchi d’arte erano proprio quelle di Neil.
"Credo davvero che si possano fare immagini di ogni cosa e da ogni cosa... e così faccio!"
La trasmissione è andata in onda dal 1990 al 2007, e da allora la televisione italiana è cambiata molto. La qualità dei programmi è andata irrimediabilmente in declino dal punto di vista dei bambini.
Art Attack era un programma didattico a tutti gli effetti che invogliava i bambini non solo all'arte, ma anche e soprattutto alla creatività. Art Attack trasmetteva l’amore per il creare e la possibilità di farlo a casa, a svantaggio delle madri nevrotiche e maniache della pulizia. La sua mancanza si sente.
Mettendo da parte le nostalgie da Millenials, Art Attack è finito, ma il suo creatore? Che fine ha fatto Neil, il grande artista?
Neil e l’arte contemporanea
In realtà si è tornato a parlare di Neil recentemente, come protagonista involontario di una teoria secondo la quale Buchanan si celerebbe dietro all'identità segreta dello street artist Banksy.
Uno dei più grandi artisti contemporanei del secolo… è in realtà Neil il grande artista?
Buchanan è un musicista (come lo è Banksy) e casualmente numerose opere dell’artista si trovano nei pressi dei luoghi dove l’ex presentatore ha suonato con la sua band heavy metal, i Marseille. Le opere di Banksy, per un certo verso, ricalcano il modus operandi di Neil: ambienti aperti di realtà quotidiane, soggetti apparentemente semplici realizzati con una verve cartoonesca e d’impatto.
La smentita purtroppo, è arrivata presto dal diretto interessato (Neil, non Banksy) mandando in frantumi i cuori di migliaia di persone che avrebbero potuto vantarsi che da bambini avevano già un occhio critico per i capolavori dell’arte contemporanea. Tuttavia, è stata un’occasione per Buchanan di promuovere i suoi artworks del 2021.
Biografia
Oltre a smentire fake news, Neil continua il suo lavoro d’artista a tutti gli effetti.
Neil Buchanan è nato ad Aintree nel 1961 con il sogno di diventare un giocatore di football, ma finendo per frequentare il Liverpool High School Institute, dopo essere stato rifiutato dal Liverpool Art College. Dal 1976 è stato il chitarrista della band Marseille, con la quale ha inciso quattro album e 15 singoli. Dopo aver abbandonato il gruppo nel 1980 ha cominciato la sua carriera televisiva e nel 2008 è tornato nella band.
Nel 1990 ha iniziato a condurre la versione britannica (e originale) di Art Attack, prodotto dalla Disney.
"Con Art Attack, stavo facendo un dispetto all'arte, rendendola accessibile alle persone. C'era già Tony Hart, ma poiché Art Attack era abbastanza moderno, faceva sembrare gli altri piuttosto datati. Abbiamo vinto tre Baftas e siamo stati nominati 12 volte: siamo diventati il metro con cui hanno misurato tutti gli altri. Mi è stato chiesto di fare il Grande Fratello e tutti gli altri reality show... ma no, non sono per me. Non faccio le-cose-delle-celebrità, semplicemente non mi piace."
Nel 2001 ha portato in scena uno spettacolo teatrale in stile stand-up comedy (ah ma lei è comico! E mi dica, dove ha studiato?) intitolato Neil Buchanan: Talking Politics, in cui criticava aspramente i politici inglesi dell'epoca. Purtroppo, dopo soli tre giorni lo spettacolo fu cancellato a causa della scarsa affluenza di pubblico.
Per approfondire puoi leggere la pagina di Neil su Nonciclopedia
Neil, il vero artista
"Disegnavo o realizzavo sempre cose da scarti di spazzatura. Mio padre ha notato che avevo un debole per l'arte, e si sedeva e disegnava con me per ore. Mio padre è stato la più grande ispirazione della mia vita."
Influenzato dagli impressionisti e dai post-impressionisti, soprattutto Toulouse Lautrec, Neil dipinge, disegna e fotografa. In termini di idee, il suo riferimento principale è Walt Disney, descritto da lui come il più grande uomo mai vissuto e per Disneyland Paris Neil è stato chiamato a progettare un’attrazione.
La sua carriera artistica è costellata da molti premi e apprezzamenti da parte di Yoko Ono, Jessica Rockwell e persino sua Maestà la Regina Elisabetta II.
Sul suo sito ufficiale è presente tutto il suo corpus di opere, tra dipinti, disegni e un archivio fotografico di alcune delle sue “BIG ART”, le opere dall’alto (o dal basso?) che presentava su Art Attack. Col rischio di rovinare l’aura magica intorno al personaggio di Neil, è doveroso riportare che in un’intervista ha dichiarato che per realizzare le BIG ART veniva aiutato dal suo staff e ci lavoravano dai 6 agli 8 giorni, in confronto ai pochi minuti che venivano mandati in onda.
Epilogo serio
Nonostante la palese ironia di questo articolo, Neil Buchanan è un vero artista e a lui và il grande merito non scontato di aver fatto dell’arte un punto di contatto con i bambini.
Art Attack è stato un antesignano della pratica dell’edutainment – unione delle parole educational (educativo) ed entertainment (divertimento) - cioè della relazione tra didattica e ogni nuovo medium (in questo caso, la televisione) che intende porsi come strumento educativo. Art Attack fa parte di tutti i programmi tv dedicati principalmente al mondo dell’infanzia con l’obiettivo di educare: alla manualità, all’uso dei colori, all’ascolto, alle operazioni più semplici, come la numerazione e l’alfabeto.
L’importanza di Art Attack, e ciò che ne giustifica il meritato successo, sta nell’altissima qualità dei contenuti e nella grande attenzione per ogni singolo dettaglio degli artwork proposti e per la ricerca di una telegenia assoluta, in termini di inquadrature e montaggio. Il bambino doveva infatti essere invogliato a replicare a casa ciò che aveva visto in TV.
Neil Buchanan è, sotto questo punto di vista, un autore/artista importante che ha saputo promuovere un modo intelligente di fare pedagogia dell’arte in televisione.
La sua intuizione non è di certo nuova, ma ha saputo colpire nel punto giusto nella maniera più giusta, basandosi sulla convinzione che la pratica delle arti sia fondamentale per imparare a coltivare la nostra natura creativa ed empatica.
L’arte e le opere d’arte non sono solo materia da studiare e imparare, ma vero materiale didattico inteso come pretesto per attivare discussioni, riflessioni, giochi. Tutto questo al fine di aiutare i soggetti in formazione, bambini o adulti che siano, a “vedere il mondo”, a progettarlo, a costruirlo, con occhi e mente resi più critici, curiosi e creativi grazie all’esperienza dell’incontro con l’arte.
Impegnare un bambino in un’attività artistica significa sollecitare la sua creatività e la sua riflessività. Il processo artistico forma il nostro modo di immaginare, di pensare e di conoscere il mondo e sé stessi.
Art Attack ci ha fatto veramente bene.
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