Tra i vari fenomeni sociali dovuti allo stato di emergenza legato al Coronavirus, l’esodo in massa di migliaia di cittadini dalla metropoli e dintorni verso località periferiche merita una particolare attenzione. Inizialmente considerato come un episodio prettamente italiano, non era difficile prevedere repliche a livello europeo; ciò che è successo a Milano e Torino si è riprodotto a Parigi, Madrid, Barcellona e, in maniera seppur ridotta, a Londra. Da molti definito come “fuga” viste le modalità e le tempistiche messe in atto, questo particolare evento dovrebbe invitarci a riflettere sulla percezione che l’individuo-cittadino ha della realtà in cui vive e di come essa si basi su considerazioni variabili e non sempre coerenti. Vi sono ragioni di diversa natura alla base del fenomeno, tra tutte primeggia la paura; sentimento da molteplici aspetti, può presentarsi nelle forme più svariate: paura per la propria incolumità, paura dovuta all’incertezza della situazione in cui si vive e, non ultimo, quella che per l’uomo moderno rappresenta il vero dramma dell’era contemporanea: la paura della solitudine. La metropoli si è trasformata nel giro di pochi giorni da luogo dalle sconfinate opportunità a territorio ostile, in cui gli individui si vedono privati di parte delle loro libertà, della loro vita sociale e dunque dei loro piaceri. La propria salute è messa in repentaglio da un virus che si propaga ad una velocità incontrollabile, che potrebbe risultare letale a seconda del soggetto interessato. Ecco allora che si viene a creare nel cittadino un senso di smarrimento totale, davanti ad una situazione che assume proporzioni gigantesche mettendo a nudo l’impotenza del singolo davanti a fenomeni di questo genere. Dunque l’unica via di fuga da questo vortice di paura e incertezza è la fuga stessa, senza tenere in conto, in maniera del tutto incosciente, del rischio di poter essere un vettore del male da cui si sta scappando lontani; contrariamente, qualora il fuggitivo sia cosciente del suo stato di potenziale minaccia per gli altri, dimostra allora l’intento puramente egoistico della sua azione nei confronti della società, con la sola e unica attenuante della disperazione. Prendendo come esempio i casi di due grandi metropoli come Parigi e Milano, si può affermare che la stragrande maggioranza di coloro che hanno abbandonato la città è composta per lo più da emigrati, trasferitisi in città per ragioni lavorative o di studio, e solo in piccola parte da chi possiede una seconda dimora utilizzata per trascorre i periodi di vacanza. Per coloro che fanno parte della prima categoria la scelta sulla destinazione è stata abbastanza semplice e in un certo senso naturale: tornare al luogo di origine. La propria terra, così come la propria famiglia, vengono riconosciuti come il porto più sicuro in cui attraccare. Le ragioni economiche vengono lasciate alle spalle, ciò che conta davvero è porre la propria salute al riparo dal male che in città potrebbe spuntare da ogni angolo. Su quest’ultimo punto credo sia doveroso fare una seria riflessione. Il cittadino moderno ha una chiara percezione dei problemi che potrebbero influire sulla propria salute nel breve e nel lungo termine? Questa comprensione della realtà che lo circonda è influenzata dalla frequenza dei messaggi divulgati dai mezzi di comunicazione? È stato dimostrato che il Coronavirus ha elevate possibilità di risultare mortale in tutti quei soggetti che abbiano difficoltà o problemi legati all’apparato respiratorio, lievi o accentuati che siano. Se ciò può far paura poiché la situazione potrebbe aggravarsi da un momento all’altro, bisognerebbe chiedersi come mai non ci si preoccupi degli attuali livelli di inquinamento registrati nelle grandi metropoli, che a lungo termine potrebbero risultare ancora più letali in termini di persone malate e vittime. L’accumulo delle polveri sottili nell’aria rappresenta una delle più grandi minacce per il presente e per il futuro. Restando fermi sull’esempio di Milano, durante l’inizio dell’anno corrente le autorità locali hanno imposto in diverse occasioni il blocco di determinate categorie di veicoli, visto l'allarmante livello di Pm10 registrato in città. L'aria malsana che si respira quotidianamente nei grandi agglomerati dovrebbe inquietarci anche più della situazione attuale, ma al contrario non si dovrebbe cercare di fuggire o peggio ancora far finta di nulla. Risulterà fondamentale trovare la volontà e la forza di cambiare i nostri stili di vita in modo da proteggere l’ambiente, pretendendo allo stesso tempo che tutti i soggetti politici ed economici si adoperino al fine di garantire alla società un benessere superiore a quello attuale.
Immagine di copertina: Getty Images
Comentarios