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Immagine del redattoreAntonio Russello

ALDO, GIOVANNI E GIACOMO: UNA CARRIERA “FRIABILE”

Cosa rappresenta il trio per la comicità italiana e perché in passato ha avuto così tanto successo, mentre adesso sembra ricevere poco consenso? Qualcuno, per caso, si è sentito tratto in inganno per aver assistito a tutto ciò?...

Facciamo un giro largo: Le basi della comicità

Comicità e umorismo rientrano in una sfera emozionale che vede al suo interno la gioia, il divertimento, la derisione, il grottesco, ecc... In ambito letterario il genere comico si collega alla commedia per distinguersi dal dramma; ma al di là della distinzione tra generi, l’arte ha sempre trovato uno stimolo essenziale nelle riflessioni sull’umorismo e la comicità. Il senso dello humour viene definito come l’arte di usare una nota di accurata ironia e arguzia nei momenti più grigi e spigolosi, ed è perlopiù quasi sempre sintomo di intelligenza. Insomma, ridere e far ridere sono proprio una cosa seria.

Aldo, Giovanni e Giacomo, bene o male, sono conosciuti da quasi tutti in Italia. La stragrande maggioranza delle persone li apprezza e una numerosa parte di questi sono dei “fedelissimi” che considerano il trio comico un vero e proprio tormentone della loro vita, ripetendo di continuo le loro citazioni entrate oramai nel quotidiano (vedi gruppo FB Inserire in qualsiasi discorso le frasi dei film di AGG). Quel che è certo è che Aldo, Giovanni e Giacomo rappresentano un vero e proprio pilastro della comicità italiana. Il trio comico dalla carriera trentennale, tra spettacoli teatrali e cinematografici, ha segnato un’epoca che, oggi però, appare in declino.


I tempi di certo cambiano, forse la gente ha bisogno costantemente di nuovi stimoli, o forse, semplicemente, è il corso naturale della vita. Gli anni passano anche per loro e diventa così sempre più difficile risultare originali, trovare ispirazione per strappare un sorriso al grande pubblico.

Per tentare di comprendere come così tanto successo può arrivare a fermarsi, è utile conoscere a fondo i personaggi del trio e capire cosa ha di speciale la loro carriera.


Aldo, Giovanni e Giacomo: l'inizio della carriera

Forse è più affascinante iniziare a parlare di questo percorso partendo dalla vita di Aldo Baglio, 62 anni, nato a Palermo da genitori originari di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta (da qui il suo vero nome di battesimo Cataldo Baglio). All’età di 3 anni si trasferisce con la famiglia a Milano, e sembra paradossale dire che il suo accento naturale è quindi milanese e arriverà solo in seguito la trovata artistica delle lezioni di lingua siciliana, prese per interpretare i panni del bastian contrario dei due nordici Giovanni e Giacomo.

Herbert (Aldo Baglio) in una scena del film "La leggenda di Al, John e Jack"

Sempre a Milano, verso la metà degli anni ‘70 Aldo incontra Giovanni Storti, durante gli studi di danza mimica e di melodramma, e iniziano subito la loro carriera nel cabaret. Qualche anno più tardi fanno la conoscenza di un altro duo, Hansel e Strudel formato dalla coppia (sia lavorativa che sentimentale) Giacomino Poretti e Marina Massironi, con i quali faranno diverse collaborazioni.

Il trio agli esordi assieme a Marina Massironi

Nel 1991 Aldo e Giovanni formano ufficialmente il trio accogliendo Giacomo: ad accomunarli fu una visione vivace e semplice della comicità, fatta di un equilibrato ed efficace connubio tra l’immediatezza della battuta verbale e l’abilità mimica: connubio che si esprime all’interno di una struttura collaudata ovvero quella dello sketch che rimarrà sempre e comunque centrale nella loro produzione, ma è impossibile non dire che a cementare la loro destrezza comica fu soprattutto la sinergia derivante dal forte legame di amicizia. Agli esordi si chiamarono Gallina vecchia fa buon brothers e si esibivano in spettacoli di animazione domenicali al Caffè Teatro di Varghera nel Varesotto, per aiutare l’amico proprietario, ma guadagnando una miseria. Il loro primo spettacolo teatrale, nonché consacrazione della loro notorietà, I corti fu portato in scena nel 1996 e raggiunse l’apice grazie al grande palcoscenico di Mai dire Gol. Il programma-cult della Gialappa’s Band ebbe anch’esso una storia trentennale, e si rivelò una fucina interminabile di talenti e personaggi memorabili quali: Antonio Albanese, Claudio Bisio, Fabio De Luigi, Gene Gnocchi, Maurizio Crozza, Luciana Litizzetto, Paola Cortellesi, Teo Teocoli; ma gli appassionati del trio ricorderanno sicuramente le esordienti interpretazioni degli acrobati bulgari, gli svizzeri, i sardi o il calciatore Rolando.

Gli svizzeri (il signor Rezzonico, il poliziotto Huber e lo stilista Fausto Gervasoni


Aldo, Giovanni e Giacomo... e il cinema

Il debutto cinematografico, invece, risale al 1997 con Tre uomini e una gamba, girato insieme a Massimo Venier. Nella pellicola vengono riproposti gli sketch di maggiore successo del loro repertorio teatrale come Ajeje Brazorf, la roccia friabile (o franabile?), il conte Dracula e i tre mafiosi americani, diventati poi protagonisti de La leggenda di Al, John e Jack. Questa sorta di riciclo di sketch si ripresenta talvolta anche nelle successive produzioni cinematografiche.


L’enorme successo del loro primo film viene replicato l’anno seguente con Così è la vita e nel 2000 con Chiedimi se sono felice, quest’ultimo classificato nella TOP 5 dei film italiani con maggiori incassi. Cifre oltrepassate solo dieci anni più tardi dal film Benvenuti al Sud e, ancora dopo, dai film di Checco Zalone, anch’egli esordendo come cabarettista e ottenendo il successo iniziale a Zelig coi suoi sketch comici.

A prendere parte in diversi lavori del trio, sia a teatro che al cinema, è Silvana Fallisi, la moglie di Aldo (che molti ricorderanno per la famosa testata, a proposito solleviamo un quesito: più famosa quella di Aldo o di Zidane?).


Per chi è cresciuto guardando il trio è doveroso riconoscere anche quelle decine di riferimenti cinematografici: la scena dello sparo al cheeseburger dentro l’auto della polizia in Così è la vita che richiama l’omicidio in Pulp Fiction; la famosa scena della partita in spiaggia Italia-Marocco ripresa dal film Marrakesh Express con Diego Abatantuono; il lancio della boccia in La banda dei babbi Natale del 2010 cita la partita a bowling ne Il grande Lebowski; la rapina in maschera di Point Break, dove i protagonisti indossano le maschere di alcuni ex presidenti degli Stati Uniti (Johnson, Regan, Carter e Nixon) omaggiata in Tre uomini e una gamba quando il trio più Marina Massironi usano le facce di Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Luigi Scalfaro e Nilde Iotti.


Cosa e chi che fa più ridere?

Sono innumerevoli i modi di praticare l’arte della comicità e allo stesso tempo i modi di percepire l’ironia. Che si tratti di mimica, monologhi, battute secche, parodie, barzellette o meme, il fine è quello comune di divertire e, nel migliore dei casi, trasmettere anche un messaggio. Ognuno di noi predilige diversi generi comici: lo spirito, i giochi di parole, la reticenza o le parodie hanno un impatto completamente diverso su ogni individuo. Per alcuni magari il senso dell’ironia non è così importante, e probabilmente sono quelli che ne necessiterebbero di più; mentre secondo altri può definirsi la miglior arma per affrontare le avversità della vita, in barba alle tristezze e alle rigidità quotidiane.

Le diverse generazioni, nel corso degli anni, hanno riconosciuto nei comici contemporanei, oltre al talento, anche quella spensieratezza che in qualche modo ha trasmesso qualcosa alle nostre anime. Colossi come Alberto Sordi, Totò, Massimo Troisi, Paolo Villaggio per dirne alcuni dei più famosi hanno segnato un’epoca col loro modo di comunicare, portando leggerezza e genio nelle case degli italiani (e non solo); visionari da un lato, ma dall’altro fautori di una comicità che, per certi versi, rimane troppo legata alla propria epoca e alla società precedente. Magari è normale che sia così, ma fa molto riflettere come gran parte delle nuove generazioni sentano il bisogno di aggiornarsi in modo quasi frenetico, cambiando i modi di comunicare. Probabilmente oggi risulterebbe insolito vedere un ragazzino di vent’anni scompisciarsi davanti a un film di Bud Spencer e Terence Hill, che risulterebbe a tratti superficiale; tuttavia, i nostri genitori o i nostri nonni potrebbero pensare lo stesso davanti ai video di Frank Matano o un episodio dei Griffin.



Perchè Aldo, Giovanni e Giacomo hanno sempre fatto così ridere?

La comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo è qualcosa di speciale per innumerevoli motivi: è risultata sempre essere genuina e adatta a qualsiasi età riuscendo a riportare la realtà quotidiana sui loro sketch, con l’aggiunta di nonsense sparso qua e là e una totale assenza di volgarità (tranne le rare volte in cui viene usato l’intercalare magico come “che albergo della minghia” oppure “sono il conte Dracula minchiah”.

La comunicazione del trio è sempre stata semplice, ma mai banale e svariate terminologie e riferimenti si sono ispirate e poi sedimentate nel contesto quotidiano.

Per esempio, è probabile che alcuni abbiano appreso per la prima volta, proprio dalle loro battute, quale fosse la capitale della Birmania, grazie allo scherzetto fatto a Frank “Culo di gomma”; qualcuno magari avrà memorizzato l’utilizzo corretto dell’articolo “LE” quando ci si rivolge al femminile, grazie alla pignoleria di Giacomino mimo dei Grandi Magazzini; i giusti versi di Teorema canzone di Giacomo Ferradini il guru dell’amore che prima della scena al supermercato forse nessuno aveva mai imparato a memoria e, sempre nella stessa scena, l’economia insegna che i soldi inseriti nel carrello diventano un capitale immobilizzato (e gli interessi PEM! s’impennano). Sicuramente non tutti sapevano la particolarità sulla grandezza del naso del Cyrano de Bergerac, i più attenti e appassionati si ricorderanno anche delle delicate e preziose statuette in ceramica di Capodimonte originali; in molti avranno sentito nominare per la prima volta anche la battaglia di Magenta nella canzoncina cantata da Aldo in Anplagghed, per poi intendere anche il significato di osteoporosi.


Una curiosità: i tre sono riusciti ad entrare addirittura nel vocabolario italiano della Treccani con il termine da loro coniato tafazzismo, che sta a indicare un atteggiamento autolesionistico (spec. nel gergo della politica) derivante dal personaggio di Tafazzi, interpretato da Giacomo nel 1995 su "Mai dire Gol", che si autoflagella percuotendosi i genitali con una bottiglia.

Tafazzi a Mai dire Gol

Insomma, nel loro piccolo, Aldo, Giovanni e Giacomo hanno anche seminato un po’ di sana cultura grazie ai loro casuali e strambi riferimenti. Davanti a momenti di vita nostalgici in molti si rivedono nella classica scena “Non ce la faccio, troppi ricordi”; o chi altrimenti non ha risposto ironicamente a chi lo stava aspettando sotto casa “Finisco di mangiare la peperonata e scendo”?


A parte l’infinità di tutti i momenti divertenti e indimenticabili che il trio ci ha regalato, è doveroso ricordare anche quelli più riflessivi e malinconici. Basti pensare alle scene accompagnate dalle canzoni dei Negrita, Vinicio Capossela o di Samuele Bersani e non sono da meno la poesia del leone e la gazzella, e i “saggi” proverbi come “A volte dorme più lo sveglio che il dormiente…”. Le emozioni suscitate sono senza dubbio variegate e tutto ciò non fa altro che mettere in risalto la poesia insita nella loro comicità.

Aldo, Giovanni e Giacomo in "Così è la vita"

Aldo, Giovanni e Giacomo in "La leggenda di Al, John e Jack"

Aldo, Giovanni e Giacomo: una carriera divenuta friabile? Esamina del presunto declino.

Negli anni Novanta la realtà era più comprensibile e i rapporti umani più catalogabili, mentre oggi, complice anche il boom dei social network e della tecnologia in generale, siamo tutti più vicini e, allo stesso tempo, più distanti. Quei giovani che si sentivano rappresentati dalla comicità del trio oggi sono adulti e non si rispecchiano più nella solita comicità. L’intrattenimento oggigiorno cerca di riavvicinare alla tv una fetta più grande possibile della generazione Z, ma non è affatto semplice, poiché questa parte di pubblico risulta essere più sfuggente e meno omogenea delle precedenti. È sempre più difficile accontentare i ragazzi di oggi, che banalmente non hanno l’ingenuità di un tempo, conoscono molto di più il mondo e di conseguenza sono più esigenti. I millennials non si sentono rappresentati dalle vecchie generazioni, né tantomeno dalla comicità generata da dei comici che potrebbero avere l’età dei loro nonni, quindi è comprensibile che non si sentono sufficientemente coinvolti, né invogliati alla visione, figuriamoci alla risata.

Aldo, Giovanni e Giacomo in "Fuga da Reuma Park"

Il punto forte del trio è stato sempre quello di aver interpretato loro stessi in situazioni comiche realistiche. In questo articolo avrete notato che si è parlato veramente poco (se non quasi nulla) delle loro recenti produzioni, in cui è palese il drastico calo di qualità. I motivi non sono semplici da spiegare ma, come ogni cosa, c’è sempre quel momento in cui bisogna definire una conclusione, e, al momento presente quella che sembra essersi conclusa è la loro voglia di produrre idee geniali come quelle di un tempo. Nei loro film più recenti si è vista molta più “normalità” e i momenti esilaranti si contano sulle dita d'una mano.


Meglio non parlare di Fuga da Reuma Park film in cui AGG interpretano loro stessi da anziani, realizzato attraverso un collage, un po’ squallido di spezzoni dei vecchi spettacoli teatrali per un risultato molto deludente.


Quando nel 2004 Massimo Venier condusse la regia di Tu la conosci Claudia? sembrò concludersi un po’ tutta la grande fama conquistata dal trio comico in passato, ma col suo ritorno per l’uscita nelle sale di Odio l’estate (2020) qualcuno sembra leggermente essersi ricreduto. Con quest’ultimo film Aldo, Giovanni e Giacomo sembrano aver capito di saper ancora occupare la scena, ma non predominarla più come vent’anni fa; in ogni caso sono riusciti a toccare le corde più profonde di un pubblico generalista. A dirla breve, non si può dire che il loro talento sia sparito nel nulla, più probabilmente, per loro, è più difficile esprimerlo oggi e trovare la comunicazione più adatta alla società odierna.


Negli ultimi mesi si è parlato tanto del programma LOL – Chi ride è fuori che è spopolato andando oltre ogni aspettativa e, in un format del genere che prevede l’improvvisazione, sarebbe curioso vedere il trio all’opera. Si sospetta infatti che proprio Aldo sia uno dei protagonisti della nuova edizione, e questo non fa che gasare i fan, e sperare di far ricredere i più diffidenti sul talento di uno dei comici del trio che più ci ha fatto divertire negli ultimi tre decenni.

“Che squillino le trombe signori spettatori

Inizia la commedia, che parlino gli attori.”




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