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Immagine del redattoreDoriana Bruccoleri

Diabolik, storia di un fumetto che ha fatto la storia

Nel novembre 1962 appare in edicola il primo numero del mensile Diabolik dal titolo Il re del terrore. Un fumetto completo, illustrato da Angelo Zarcone e scritto da Angela Giussani. L’albo verrà riproposto nell’aprile 1963, per via di un esordio poco brillante: turbati dal personaggio misterioso ed esplicitamente malvagio, molti edicolanti non l’avevano esposto.

Diabolilk fumetto
Angela e Luciana Giussani in redazione

A 59 anni da quel novembre, Diabolik è entrato a far parte della cultura pop e dell'immaginario collettivo mondiale. Inauguratore del genere noir in Italia, Diabolik si può annoverare insieme a Tex, Corto Maltese e Dylan Dog come pietra miliare del fumetto italiano e internazionale.


Nonostante una vita lunga più del doppio della sottoscritta e un successo planetario, Diabolik ha all’attivo “solo” due adattamenti cinematografici: quello di Mario Bava del 1968 e quello dei Manetti Bros del 2021, che vede come interpreti Luca Marinelli (Diabolik), Miriam Leone (Eva Kant) e Valerio Mastandrea (Ginko). In occasione dell’uscita del nuovo film, al cinema dal 16 dicembre, ripercorriamo brevemente la storia della nascita di uno dei personaggi più iconici di tutti i tempi.


Diabolik, chi sei?

Lo sguardo assassino, una donna terrorizzata, il senso di trasgressione scatenarono un terremoto nelle coscienze di chi scoprì (e di chi rifiutò) quell’albo. "Diabolik, chi sei?" si chiesero i lettori affascinati dal male assoluto, in un'epoca in cui il contrasto buoni-cattivi doveva essere netto: consumismo o comunismo, America o Russia, bianco o nero. E Diabolik era tutto completamente nero. Ed era qui, in Italia, con quella “k” molto poco italiana. E il fumetto italiano non fu più lo stesso.



Storia del 1962

In America il mondo dell'editoria è popolato dai supereroi con super problemi ideati per la Marvel da Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko. La loro è un' America tutto sommato (ma ancora per poco) solare, quella di John Kennedy e dei Beach Boys. In Italia l'atmosfera è totalmente diversa, è ben più cupa: giusto l'anno prima c'erano stati gli attentati terroristici degli autonomisti altoatesini. Nello stesso anno il presidente dell'ENI Enrico Mattei muore in circostanze assai misteriose. Un libro di successo come Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani ricorda l'incubo dei campi di sterminio e al cinema è l'inquietante commedia nera L'Angelo sterminatore dello spagnolo Luis Buñuel a ottenere titoli dei giornali. Succedeva tutto questo in Italia, quando Angela Giussani, nel cucinotto dell’appartamento diventato casa editrice, scrisse la prima storia di Diabolik, Il re del terrore.


Diabolik fumetto

Le signore del fumetto

Eresia delle eresie, lo spietato Diabolik è stato creato da due donne, in un’epoca in cui esisteva solo la Moglie, madre e casalinga. Praticamente dal nulla, due giovani sorelle hanno iniziato a mettere su carta storie sanguinolente che rispecchiavano le perversioni, i desideri, le paure e i cambiamenti della società italiana, sfondando i limiti del perbenismo, moralismo e bigottismo - tutti questi ismi che all'opinione pubblica piacciono tanto.


Nate a Milano, Angela e Luciana Giussani sono figlie della buona borghesia cittadina. Dopo aver conosciuto e sposato Gino Sansoni, Angela inizia a lavorare nell’agenzia pubblicitaria del marito, soprattutto come modella. Gino apre poi la casa editrice Astoria in cui lavora anche la moglie. Ansiosa però di mettersi in proprio, Angela crea Astorina, costola dell'Astoria e invita la sorella Luciana a collaborare. Dopo una serie di uscite di fumetti americani poco fortunate, la lettura di Fantomas e la passione per i romanzi gialli dà ad Angela l’idea giusta: nasce il personaggio di Diabolik, i cui tratti sono ripresi da quali dell'attore americano Robert Taylor.


Da allora, le sorelle Giussani hanno sempre realizzato tutte le sceneggiature Diabolik, riuscendo a rinnovare il personaggio senza mai snaturarlo e raccontando al contempo ciò che avveniva in Italia in quegli anni.


Il re del terrore (e dell'innovazione)

Nessuno poteva immaginarlo, ma quel piccolo libretto uscito due volte (novembre 1962 e aprile 1963) porta tre novità che rivoluzioneranno l’editoria italiana: il formato, il pubblico di riferimento e il protagonista.


I fumetti dell’epoca erano per lo più a striscia mentre Il re del terrore inaugura il tascabile a due o tre vignette per tavola e con oltre cento pagine, un formato che permette di proporre una storia completa in un solo albo e di ridurre i tempi e i costi di realizzazione. Inoltre, un formato del genere era pensato ad hoc per il pubblico di riferimento: i pendolari (lettori adulti, fino ad allora ignorati dell'editoria). Angela Giussani ebbe l'intuizione di creare un fumetto per tutti i lavoratori che ogni giorno raggiungono Milano, la cui durata di lettura corrisponda più o meno a quella del viaggio in treno.


Diabolik, l'antieroe

Il terzo elemento del successo, è il personaggio. Per il nome, sembra che Angela Giussani si sia ispirata a un fatto di cronaca nera avvenuta a Torino nel 1954, quando venne trovato il cadavere di un operaio della Fiat. Pochi giorni dopo il quotidiano “La Stampa” pubblicò una lettera che rivendicava l'omicidio ed era firmata "Diabolich". Gino Sansoni propose di latinizzarlo in Diabolicus, ma la Giussani preferì aggiungere solo una k.


Diabolik fumetto

Diabolik non è il classico buono, ma un ladro che non esita a uccidere per raggiungere il suo scopo ed è dotato di una serie di gadget tecnologici, tra cui le famose maschere grazie alle quali può assumere l'identità di chiunque. Maschere si suppone perfette, fatte con un misterioso materiale sintetico di sua invenzione. Senza questa capacità straordinaria di sostituirsi alle persone, Diabolik non sarebbe il re del terrore.


La maschera è il genio dei delitti di Diabolik, l’elemento che lo contraddistingue.


Oltre a fare le maschere, Diabolik è egli stesso un uomo mascherato che riprende la lunga tradizione letteraria dei ladri dal volto nascosto e invertendo la rotta dei comic d'oltreoceano. Se in America l’uomo mascherato è un paladino della legge che vuol proteggere la sua vita privata dai nemici, Diabolik è l’opposto: è un criminale, ruba, uccide, inganna. Diabolik è un eroe nero. Nera è la tuta che indossa quando è in azione nero e il viso coperto anch'esso dalla calzamaglia, nera è la notte in cui si nasconde.



Per un approfondimento su arte e psicanalisi della maschera leggi qui


Ma c'è qualcosa di importante e di diverso nella maschera di Diabolik rispetto la maschera classica. Tradizionalmente la maschera riduce gli occhi, per impaurire e celare la propria identità. La maschera di Diabolik invece allarga gli occhi fino a farli diventare la dimensione essenziale del suo volto e anche la sua arma decisiva. Diabolik non si nasconde, ma afferma la propria diversità, la sua unicità, il proprio antagonismo al mondo attraverso lo sguardo che così, rovesciando completamente la tradizione, viene a rappresentare il senso profondo della sua professione della sua personalità.

Con il senno di poi, l'arrivo nelle edicole italiane del primo fumetto noir fu un vero e proprio segno i tempi. All'epoca però fu quasi subito scandalo: dopotutto Diabolik non è un giustiziere mascherato, ma è un criminale mascherato, e il pensiero che giovani italiani potessero appassionarsi alle sue avventura era moralmente "allarmante". Per tutto il corso degli anni Sessanta Diabolik subì censure, fino al sequestro del numero k. nell'intero territorio nazionale, per via di un bikini in copertina. Veramente scandaloso!


Eva, l'unica e sola

Anche a causa di queste involontaria pubblicità mediatica il mix di misteri, romanticismo, avventura, unita alla violenza e all’azione, fece breccia persino nel pubblico femminile, anche grazie all'ammaliante personaggio di Eva Kant. Ben lungi dall’essere la “femmina” del protagonista, Eva è innanzitutto la complice di Diabolik, la migliore che potesse mai avere. Non indispensabile, ma insostituibile. Bellissima, algida, intelligente, spiritosa: Eva Kant è il punto di equilibrio fondamentale della vita e dell'attività di Diabolik, molto spesso supera il suo compagno in furbizia, facendolo innamorare sempre di più.


L’amore tra questi due criminali è forse la migliore rappresentazione di una relazione sana che abbia mai letto. Il personaggio di Eva Kant, comparso al terzo numero L'arresto di Diabolik, è decisamente più interessante di Diabolik stesso: emancipatorio, completo e complesso, a tratti più umano e a tratti più spietato del suo compagno. Eva, dagli occhi verdi come smeraldi, è un personaggio unico e sovversivo che meriterebbe un lungo approfondimento a parte.


Anche chi non ha mai letto una sola avventura, conosce Diabolik, Eva Kant e la Jaguar nera. L’impatto che il fumetto delle sorelle Giussani ha avuto sulla cultura dell’epoca è immenso. Lo sguardo magnetico di Diabolik e la forza caratteriale di Eva Kant hanno conquistano uomini, donne e ragazzi di tre generazioni e continuano a farlo - seppur attraverso altri media. A tal proposito, non posso che ringraziare mio padre e alla sua immensa collezione di Diabolik, che da piccola ho scoperto e mai più lasciato. Conto di andare al cinema proprio con lui.



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