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Immagine del redattoreRedazione

Donna Florio in versione Boldini

C'è una storia che da Bagnara Calabria approda all'isola di Trinacria...

È il 1799, i fratelli Paolo e Ignazio iniziano un'avventura imprenditoriale che li porterà verso il successo. Loro sono i Florio e ben presto il loro cognome diventerà un marchio inconfondibile per la Sicilia. Il loro percorso commerciale si snoda dall'accurata dedizione per la bottega delle spezie in via dei Materassai a Palermo all'attività conserviera delle tonnare dell'Arenella e di Favignana; dalla produzione del vino Marsala alla Società dei battelli a vapore nel 1840.


Foto Famiglia Florio, inizi del 900'

I loro sogni manageriali, nati tra i ciottoli del quartiere della Vucciria, si nutrono di una linfa vitale sempre nuova, che anticipa i tempi, li innova e vince la spietata concorrenza. Ma questa storia non è fatta solo da uomini. Dietro le quinte ci sono donne forti e intelligenti come Giuseppina Saffioti, moglie di Paolo; Giulia Portalupi, sposa del loro unico figlio Vincenzo, e Giovanna D'Ondes Trigona, consorte di Ignazio senior. E poi c'è lei, l'aristocratica nobildonna Franca Jacona della Motta di San Giuliano, moglie di Ignazio Florio junior; per un attimo chiudiamo gli occhi e immaginiamo di essere intorno a quest'ultima, fra le sue cose, le sue abitudini, le sue amicizie, il suo vivere la mondanità da vera icona del Novecento.


Parco Olivuzza

Siamo a Palermo nel villino Olivuzza costruito dall'architetto Ernesto Basile tra il 1899 e il 1902 per Ignazio jr. Il palazzo è immerso tra trafori goticizzanti, arabeschi floreali in stile liberty, vetrate policrome, capitelli traboccanti di foglie, scalinate e torrette cilindriche che regnano sovrane all'interno di un giardino esotico, dove palme nane, gelsi, limoni e rose rampicanti si fondono splendidamente. Un brusìo festoso ci invita a varcare la soglia, senza paura.


Kaiser Gugliemo II, in visita dai Florio

Ad attenderci c'è lei, la padrona di casa: Franca Florio, raffinata ed eloquente come una regina senza corona, si destreggia tra i suoi ospiti provenienti da ogni parte del mondo. Il suo compito è quello di tessere e intrecciare fili come una brava ricamatrice. Attenzione, non fili di cotone o altro tessuto; ma fili politici, imprenditoriali, culturali, artistici sapientemente uniti per ergere Palermo come capitale dell'arte noveau; decontestualizzarla dai suoi confini di isola e diffonderla in tutta Europa. Un progetto ardito e mai mollato, quello di donna Franca, che non demorde mai, neanche di fronte a problemi sentimentali e alla perdita di tre dei suoi cinque figli Giovanna, Ignazio e Giacobina.

Franca è forte, uno status symbol fuori e dentro le mura domestiche. Tra le personalità più eccelse che ruotano attorno alla famiglia Florio possiamo scorgere altezze reali e uomini influenti come Guglielmo II e Edoardo d'Inghilterra; letterati del calibro di D' Annunzio e Montesquieu; musicisti quali Brahms e Wagner e tenori, tra cui il grande Caruso; pittori come De Maria Bergler e Boldini.



Inserita in questo circuito di europeizzazione della Sicilia, Franca allarga i confini della sua terra e va oltre l'isola, le tradizioni e le abitudini. Non rimane ancorata a quel mare che la circonda come fanno le donne dell'Arenella o rinchiusa nel suo palazzo come la sua amica Withaker. È una donna che parla fluentemente tre lingue, che ama viaggiare, spargere i semi della sua terra altrove, ma nel frattempo trovarne anche di nuovi.


In occasione di un viaggio nel 1.898 a Saint Moritz, durante una partita a carte al Grand Hotel Palace che i Florio stringono amicizia con il ferrarese Giovanni Boldini, uno dei pittori più in voga del tempo. All'artista non sfugge la sensualità e la signorilità della consorte di Ignazio. Ne rimane affascinato, così, Boldini coglie al volo l'opportunità di essere ospitato nella loro dimora a Villa Igiea con l'intento di ritrarre donna Florio. Dallo studio parigino a Palermo, l'artista nel 1901 si prodiga per cogliere l'essenza di Franca e immortalarla in una tela di notevoli dimensioni, alta 2,21 e larga 1,19 metri.



Per il ritratto, la signora Florio sceglie un abito da sera in velluto di seta nero (conservato al Museo del Costume di Palazzo Pitti a Firenze), omettendo il corpetto alto fino al collo che la renderebbe troppo austera. Per rendere ancora più unica la sua posa, indossa un gioiello, dono del marito, dal valore incommensurabile: una collana di Cartier di 365 perle racchiuse da un solo filo. La perla, unica nella sua essenza sferica, è perfetta, non ha bisogno di essere lavorata o levigata; si offre naturalmente pura senza difetti. Ma oltre al simbolo dell'acqua, a cui è strettamente legata, secondo gli antichi cinesi la perla muta seguendo le fasi lunari, così come avviene nelle fasi della vita di una donna. Se è vero che la sacra nobiltà della perla ricade su colei che la indossa, questo prezioso gioiello non poteva non cingere il collo di Franca. Così bello da fare invidia alla regina Margherita e così sottilmente amaro, visto che rappresenta una richiesta di perdono da parte di Ignazio per il flirt avuto con Bice Lampedusa.

Ma una perla al giorno, non toglie il tradimento di torno e questo Franca lo sa e lo accetta.



E adesso, osserviamola con gli stessi occhi di chi l'ha dipinta: bella e imperiosa col suo abito in velluto di seta scura che termina in una balza controtagliata. Il vestito con le lunghe maniche copre gli affusolati polsi e con il suo scollo a V evidenzia l'ambrato incarnato. Lo sguardo color smeraldo non fissa chi la dipinge; guarda in là, assorta nei suoi pensieri.

Ma a renderla reale e presente ci pensa il movimento dell'anca che con la sua torsione domina la scena. Un dinamismo contrapposto alla staticità posturale dei consueti ritratti dell'epoca a cui Ignazio non è incline.


Secondo lo storico del tempo, Vittorio Pica, Boldini può aver tratto spunto dalle pose ancheggianti e caricaturali di Leonetto Cappiello, artista livornese trasferito a Parigi. In vista di alcuni ritocchi da apportare, il pittore torna a Parigi in compagnia del suo bel quadro. Dalla capitale francese, il ritratto viene esposto alla V edizione della Biennale di Venezia nel 1903, per volere di Ignazio, dove suscita fra i critici dell'arte qualche perplessità, riguardanti la compostezza della dama rappresentata. Il work in progress del quadro si riapre nel 1924, data presente nell'ultima versione del quadro, quando Boldini apporta le modifiche. Le braccia adesso svelano il loro luminoso incarnato: la famigerata spallina riluce ma senza oltraggio. Anche la parte inferiore dell'abito subisce un cambiamento: la svolazzante balza viene eliminata donando un effetto più sobrio e alla moda, mostrando così allo spettatore anche i piedi.



Inoltre, nella parte destra dell'immagine notiamo l'introduzione di una sedia dorata in stile Luigi XV, forse presente nello stesso studio del pittore. Il mistero che per anni ha attanagliato i critici, ritenendo l'esistenza di tre quadri, ovvero del 1901, 1903 e infine del 1924 è stato completamente svelato dagli esami radiologici condotti dall'Università della Sapienza di Roma. L'esito ha portato alla luce l'esistenza di un solo quadro con due diverse versioni sovrapposte: quella del 1901, esposta a Venezia nel 1903 e quella del 1924.


G. Boldini, Donna Franca Florio- sovrapposizione tra le versioni del1901 e del 1924

Confronto versioni del dipinto di F. Florio

La foto che immortala il pittore davanti al quadro di Franca Florio non è del 1901, così come si è ritenuto per anni; piuttosto, si pensa che lo scatto possa risalire agli anni venti, come si nota dalla metamorfosi del vestito troppo moderno come fattura per essere inserito nel 1901. Se ogni quadro porta con sé la sua storia, di questo possiamo affermare che è stata travagliata e senza quiete. Da via Sicilia, dimora romana dei Florio, il dipinto passa al Barone Maurice de Rothschild nel 1927-1928, che se ne impossessa dopo il fallimento della Società di Navigazione Florio.




Seguono varie vicissitudini che portano al 2005 quando dall' asta Sotheby’s di New York l'opera viene acquisita dalla Società Acqua Marcia di Bellavista Caltagirone, possessore di lussuosi hotel siciliani. Finalmente, un ritorno in patria per il quadro costato ottocentomila euro, dove fino al 2017 risplende in una delle sale dell'Hotel Villa Igiea. Nello stesso anno, dopo il fallimento della società, viene acquisito dai marchesi Berlingeri ed esposto nella loro dimora nobiliare di Palazzo Mazzarino in via Maqueda. Le vicissitudini di questa opera d'arte dimostrano come tutto cambia e tutto si evolve, così come la vita dei Florio che pian piano dai primi anni del Novecento vedono sgretolare il loro impero fino al culmine del crollo finanziario degli anni trenta.


Inadeguatezza imprenditoriale o sperpero incontrollato?

Forse entrambe concorrono verso l'irrefrenabile cambiamento. Addio al lusso sfrenato degli abiti parigini firmati Worth, ai gioielli Lalique e Cartier, agli arredi alla moda del mobilificio Ducrot e alla barca a vela Queen. Al centro di questo collasso emotivo e finanziario, Franca continua ad esserci, ad alimentare la fiammella del suo splendore, nonostante le intemperie da cui viene travolta. A tal proposito, le parole di Gesualdo Bufalino scritte nell' inedito testo letterario "Io, Franca Florio", ben si adeguano a descrivere questo difficile passaggio.

Lo scritto del '93-'94, commissionato dal produttore americano Edward R. Pressman, per la sceneggiatura di un film mai realizzato, è stato ritrovato solo da pochi giorni. Con gli occhi di chi sa immaginare una scena realmente accaduta e sa svelarne le emozioni, Bufalino immagina: donna Franca nel grande salone "dove vi sono accatastati mobili e arredi di pregio, coperti da teli bianchi, in attesa di imballaggio". In questo frangente, fatto di cose che si lasciano e si perdono, di note ormai silenti, di maioliche sfiorite "lei assiste in piedi, vicino al caminetto, silenziosa e con occhi di pietra".

Ma lei, "l'unica", così chiamata da D'Annunzio, anche stavolta non demorde perché niente e nessuno porterà mai via quell'essenza di cui si è nutrita per divenire mito.


A cura di Daniela Di Raffaele


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